All’inizio del secolo scorso in Francia, il volto di una giovane sconosciuta, presunta suicida, divenne celebre grazie ad una maschera mortuaria realizzata da un dipendente dell’obitorio, e successivamente diffusa come una sorta di macabro, affascinante, souvenir per salotti d’èlite. Persino una seconda serie di questi calchi, dai tratti falsati e riprodotta a partire da una fotografia, andò esaurita nel giro di pochi mesi. Il corpo della donna fu rinvenuto tra le acque della Senna intorno al 1895 e, come consuetudine a quei tempi, esposto nella vetrina dell’obitorio affinché qualcuno potesse riconoscerla. Leggenda vuole che il volto della donna fosse segnato da un lieve sorriso, come visibile dal calco in gesso che adornava ormai le case dei francesi, contribuendo a rendere ‘l’incunnue de la Seine’ – nome attribuitole dal tedesco Ernst Benkrd nella sua raccolta di 123 maschere mortuarie edita nel 1926 – un modello capace di ispirare un’intera generazione femminile, segnando l’immaginario erotico dell’epoca.
I cadaveri ritrovati nelle acque di un fiume però, sono in genere assai deformati ed è quindi impossibile che quel sorriso appartenesse davvero a quel volto, si suppone quindi che la giovane non identificata sarebbe piuttosto morta di tubercolosi, o come afferma Claire Forestier, operaio della ditta di modelli in gesso che all’epoca prese il calco, che si trattasse di una viva e vegeta modella di 16 anni. À partir de l’eau è l’indagine portata avanti da un nucleo di 11 artisti – Giuseppe Adamo (Alcamo, 1982), Sergio Amato (Racalmuto, 1969), Francesco Balsamo (Catania, 1969), Marco Cassarà (Palrmo, 1984), Daniele Franzella (Palermo, 1978), Federico Lupo (Palermo, 1984), Vito Stassi (Palermo, 1980), Fabio Sgroi (Palermo, 1965), Francesco Surdi (Partinico, 1986), Daniele Villa (Roma, 1973), Sergio Zavattieri (Palermo, 1970), spesso sodali in tantissimi progetti nell’arco degli ultimi anni – attraverso le diverse declinazioni di una leggenda che ha già ispirato autori del calibro di Le Gallienne, Rilke, Nabokov, Camus, Aragon e più di recente Chuck Palahniuk.
La mostra a cura di Guillaume Von Holden, ospitata dal 28 ottobre al 21 novembre dalla galleria Zelle Arte Contemporanea di Palermo, consta di un nutrito corpus di opere che affondando le radici in un magma di citazioni ancestrali, trasformano ‘la storia di una sconosciuta’ in pura astrazione narrativa.