Ritorna a Roma Bros tre anni dopo Arte senza tempo, l’installazione nel chiostro cinquecentesco di Palazzetto Cenci, presso la galleria Edieuropa di Roma. Il lavoro di Bros, artista milanese nato nel 1981, oscilla e si alterna tra l’installazione, la street art, il walldrawings e la performance, sempre mescolando critica della società, ironia e provocazione.
Il doppio progetto che presenta il 23 ottobre alla Galleria Edieuropa è stato sviluppato insieme a Cosimo Filippini, fotografo svizzero nato a Lugano nel 1979. La caratterizzazione della persona colta nel suo trasformarsi in personaggio o in tipo, (meglio in tipologia) fa da sfondo a entrambi i lavori. L’esasperazione della “caratteristica” è quella che avvolge e deride tutti noi: lo spaesamento depersonalizzante del ruolo.
C’è di più. Le analisi si spostano sui modi e sui mondi dell’arte contemporanea stessa. Nel giorno dell’opening si apre con una performance-inaugurazione, corollario al lavoro installato. Secondo una lettura provocatoria e autoironica gli unici presenti all’apertura della loro mostra il 23 ottobre 2011 saranno i familiari degli artisti. Verranno distribuite maschere che raffigurano questi parenti. Le maschere stesse sono opere.
L’esposizione in galleria mostra invece il risultato di una precedente performance, una satira critica-ironica che dipinge il vernissage come un avvenimento mondano e “salottiero”. Talvolta i fruitori degli opening e delle gallerie “recitano” un ruolo che non gli appartiene, cercano forzatamente di sentirsi parte integrante dell’evento. Per la gratificazione del risultato si è disposti a tutto, mutando o variando perfino la stessa identità. Bros servendosi di tessuti, legno, pvc, forex, plexiglass, e altri materiali aveva realizzato, abiti, accessori e oggetti. Questi abiti sono dei costumi-opere, già indossati ed utilizzati da circa 36 interpreti. I personaggi sono stati poi fotografati da Cosimo Fillippini. La foto e i lavori diventano un tutt’uno, gli stessi personaggi rappresentano un integrazione concettuale e ironica dei vestiti.
Si racconta e si indaga in questa mostra la psicologia dei “personaggi”. Si va dall’artista al gallerista, dal fotografo all’allestitore, dal collezionista al semplice visitatore. Il tutto visitato da altri caratterizzazioni, da fantomatici “parenti” degli artisti, anch’essi un falso di una probabile possibile realtà. Nella mostra Characters il lavoro sul falso e sul verosimile, in definitiva, strizza l’occhio alla parodia intesa come “cantare alla maniera di qualcos’altro”. E questo qualcos’altro è la realtà dell’inaugurazione stessa.