La faraonica impresa dell’archistar Frank Gehry e del suo avveniristico Guggenheim di Abu Dhabi, il cui costo si aggira attorno agli 800 milioni di dollari è ormai divenuta una vera e propria fatica proverbiale, un poco come la celebre fabbrica di S.Pietro. Va detto che nei passati mesi la costruzione della prestigiosa istituzione museale è stata giustamente ostacolata da un comitato formato da più di 130 artisti internazionali tra cui svettano i nomi della nostra Monica Bonvicini, di Harun Farocki, Mona Hatoum, Emily Jacir, Shirin Neshat e Tania Bruguera, tanto per citarne alcuni. La protesta riguarda le pietose condizioni di lavoro degli operai locali che attualmente si trovano impegnati nell’edificazione dell’imponente struttura. Il gruppo di artisti ha infatti esposto tali problematiche all’interno di un comunicato dove è possibile leggere: “Agli artisti non dovrebbe esser chiesto di esporre in musei costruiti sulle spalle di lavoratori sfruttati. Chi lavora con calce e mattoni dovrebbe avere gli stessi diritti di chi lavora con pennelli e macchina fotografica o quanto altro”. Gli sfruttamenti dei lavoratori del Guggenheim di Abu Dhabi sono stati resi noti nel 2009 dalla Human Rights Watch e l’indagine ha rilevato, tra le altre cose, delle retribuzioni da fame corrisposte agli operai. In seguito i vertici del Guggenheim hanno smentito tale situazione, inviando dei controllori e rilevando l’esistenza di contratti di lavoro in piena regola per il 100% dei lavoratori.
Ebbene, oggi il faraonico progetto sembra essere giunto ad un nuovo epilogo. Dopo aver costruito un argine contro i flutti e dopo aver racimolato gran parte della futura collezione è arrivata la “mazzata” della pausa lavori. Il delay durerà fino al 2015 mentre il museo avrebbe dovuto aprire le sue porte già nel 2013. A quanto pare una parte dei finanziatori del progetto si è misteriosamente tirata indietro e le ragioni di questo dietro front non sono ben chiare. I vertici del Guggenheim hanno dichiarato che i lavori subiranno un cospicuo ritardo ma non si fermeranno. A questo punto a noi non importa più nulla di questo inutile spreco di soldi alla faccia dei diritti umani.