Dunque gli alieni ci hanno già attaccato nel selvaggio ovest americano alla fine del millennio scorso ma sono stati sgominati da una banda di cowboy occasionalmente coalizzati con gli indiani. Nonostante le difficoltà nella reciproca fiducia, indiani e cowboy si sono completati e hanno fatto un bel team.
Peccato che subito dopo, fingendo che nulla sia accaduto evidentemente, abbiamo continuato a sgominare e a uccidere gli indiani. La storia racconta questo. Gli indiani sono stati a lungo i cattivi nel cinema (come il vietnam e la corea lo erano nei primi reportage, le guerre di espansione hanno nomi diversi a seconda dei media che le annunciano o raccontano) poi un giorno arrivarono due film, anch’essi americani, Soldato blu e Piccolo grande uomo a mostrare una verità diversa. Il genere intero del western subì un radicale mutamento e iniziò un lento declino.
Nonostante numerose riproposizioni, la verà eredità del western (che per inciso a sua volta pagava, da un certo punto in poi, un debito forte ai film di samurai di Kurosawa), passò a mio avviso, come era prevedibile, in altri generi, tra cui la fantascienza. Parliamo un attimo anche solo di Carpenter: dall’assedio al fortino in Distretto 13 fino a Fantasmi su marte col pistolero bandito leggendario o a Vampires in cui i due amici diventano nemici a causa del morso e lo sceriffo concede tre giorni al trasformato, “dopodichè” dice “ti verrò a cercare” : il cinema western appare come il suo padre naturale.
Alieni e cowboy dunque per me consacra un passaggio di consegne, ma ha quell’unico elemento antistorico (per il resto potrebbe perfino essere davvero tutto accaduto)… gli indiani creano una frattura irrisolta nel genere: cogli indiani non ci abbiamo mai fatto pace.