L’infinita diatriba tra i movimentatori di opere d’arte e Sotheby’s sembra esse lungi dal terminare. Se ben ricorderete il gigante internazionale delle aste d’arte aveva scatenato le ire dei suoi lavoratori per il mancato rinnovo del contratto di lavoro. Questi ultimi avevano quindi organizzato diversi scioperi, forti della collaborazione con Occupy Wall Street, vale a dire gli Indignados statunitensi.
In più, negli ultimi tempi Sotheby’s, oltre a non rispondere alle richieste di lavoratori altamente specializzati che lavorano da più di 7 anni, ha deciso di rimpiazzare gli stessi con alcuni operai presi in prestito dalla Crozier Fine Arts, altra azienda che si occupa di movimentazioni di opere d’arte. Una sorta di sostituzione di lavoratori in sciopero che rappresenta un vero e proprio attacco frontale all’istituzione di questa sacrosanta forma di protesta. Dopo i vari sit-in e proteste ad “asta in corso” portate a termine dai movimentatori, Sotheby’s New York ha deciso di mettere un freno al tutto, andando però ad invischiarsi in un altro problema assai spiacevole. Come noto, i lotti presenti ad un asta vengono solitamente esposti nella gallerie situate al 10 piano del quartier generale della Grande Mela. Il pubblico può così ammirare gratuitamente delle opere che solitamente provengono da collezioni private e ad esse ritornano. Per paura di ulteriori rappresaglie da parte del gruppo dei movimentatori e di Occupy Wall Street, Sotheby’s ha però deciso di chiudere al pubblico le sue gallerie.
La casa d’aste ha tenuto a precisare che il pubblico può continuare a visitare il paino numero dieci a patto che faccia parte della lista dei membri. Bella storia, visto che per diventare membri di Sotheby’s bisogna stabilire una “linea di credito” di 5.000 dollari. Insomma se avete soldi a disposizione potrete continuare a soddisfare la vostra sete di cultura, altrimenti non vedrete mai delle opere patrimonio dell’umanità che solitamente passano da un caveau ad un altro.