Un folle, un visionario, un genio. Lars von Trier, regista danese, amante e prigioniero delle ferree regole che puntualmente abbatte con una punta di sadismo ed ironia. Il Lars von Trier di The Kingdom, di Epidemic, di Breaking the Waves e de Le Cinque Variazioni. Il Lars von Trier celebre per le paure, per le depressioni e per le fobie che lo torturano. Non viaggia in aereo e sceglie sempre auto e treni di una determinata compagnia. E’ sempre in lotta con qualche presunto cancro o altra malattia mortale che puntualmente ravviva la sua infinita ipocondria.
Il Lars von Trier che ogni anno macina chilometri e chilometri attraverso mezza Europa per recarsi al Festival del cinema di Cannes, rigorosamente con il suo camper. Ed è a Cannes che nel maggio di quest’anno, rilasciando dichiarazioni scellerate riguardo ad Hitler ed al nazismo viene giustamente allontanato. Il Lars von Trier che si scusa ma non ha scusanti, che dovrebbe essere severamente punito perché un personaggio della sua levatura non può pronunciare simili oscenità, anche se dettate dalla depressione. Il Lars von Trier di Antichrist, bello e molto discutibile, con richiami sin troppo pronunciati allo Stalker di Tarkovskij ma infarcito di pornografia della violenza. Eppure esiste anche il Lars von Trier di Melancholia, perla delicata e fragile ma allo stesso tempo dotata di una solida architettura visiva. Proprio in questi giorni la claustrofobia fiaba partorita dal grande regista ha letteralmente catalizzato l’attenzione della giuria dell’European film awards, totalizzando otto nominations su nove categorie in gara.
Oltre alla nomina di miglior film in gara, Trier stesso concorre per il titolo di miglior regista e le sue muse Kirsten Dunst e Charlotte Gainsbourg per quello di miglior attrici. Il festival si aprirà a Berlino il prossimo 2 dicembre. In passato il festival ha premiato registi come Michael Haneke, Roman Polanski e Pedro Almodovar. Questo è decisamente l’anno di Trier.