Da diverso tempo mi trovo a condividere con Luca Rossi alcune idee riguardo alla scena dell’arte contemporanea ed alla sua ormai cronica mancanza di pubblico. Come già scritto in precedenza, una delle cause di questo lento stillicidio è l’estrema inconcludenza e pretestuosità dei progetti presentati da curatori ed artisti, progetti che molto spesso si riducono ad una serie di comportamenti stereotipati, infarciti di vuoti concetti ed estetiche semplicemente brutte.
A volte ciò che viene dato in pasto al pubblico è l’idea dell’idea e questo non può esser fruito in maniera naturale, bisognerebbe superare il postmodernismo o almeno Duchamp per ritornare a respirare. Essere facili non significa esser dei semplici, altrimenti tanto varrebbe pensarla come Carmelo Bene e recitar le fatidiche parole: “L’arte è sempre stata borghese, idiota, mentecatta, soprattutto cialtrona e puttanesca e ruffiana. L’arte deve essere incomunicabile, deve solamente superare se stessa”. L’arte può e deve superare se stessa ma in quanto all’incomunicabilità avrei le mie remore. Sia che si tratti di emozioni che di concetti l’arte deve comunicare, altrimenti tutto diventa un monologo inutile. A proposito di monologhi, esiste un altro fattore decisivo capace di allontanare il pubblico dall’arte ed esso risiede all’interno di una cospicua fetta dei magazine italiani.
Questi organi dovrebbero esser di estrema importanza per la corretta divulgazione dell’arte contemporanea, il guaio è che fin troppo spesso alcuni curatori vengono ammessi all’interno delle loro colonne ed invece di intavolare una critica costruttiva si finisce col parlar di tarallucci e vino. I curatori pubblicizzano le loro mostre e i loro artisti, parlano bene di quelle dei loro amici e si guardano bene dall’osteggiare chi sbaglia ma è più in alto delle loro teste. I magazine si trasformano allora in Pagine Gialle dell’arte che sbattono le loro pubblicità in faccia al lettore senza un reale filtro. Il meccanismo dell’assurdo gira quindi in questo senso: il pubblico legge l’articolo infarcito di esercizi di autoincensazione, indi si reca all’evento e ne scopre le infinite pochezze. Ne consegue che lo stesso pubblico, sistematicamente truffato, si allontanerà dall’arte contemporanea. Il critico però è ancora lì, a gongolarsi delle sue mirabolanti imprese.
Micol Di Veroli
Luca Rossi 13 Novembre 2011 il 02:15
Ciao Micol
presto uscirà un piccolo report su questo blog (http://www.arteliberatutti.com/) relativo ad un progetto a cui sto collaborando e che vorrebbe ristabilire una relazione con il pubblico. Ma in modo continuativo ed efficace! Appena esce ti avviso….
Luca