Qualcuno ne ha contati 17, forse per avvicinarli idealmente ad un altro ventennio poco felice per la nostra storia. In realtà sono meno di 10 ma non è questo il punto nodale. Parliamo ovviamente del governo del presidente, di quel Silvio Berlusconi furioso che nel bel mezzo del passato week end ha lasciato la sua poltrona con tanto di addio televisivo.
La caduta dell’imperatore ha lasciato spazio a festini in piazza, trenini stile capodanno, esultanze da scudetto insperato. Il popolo festeggia così ed anche noi non possiamo che dirci contenti. Dopo la gioia incontrollabile segue però il momento della riflessione, l’analisi di ciò che questo “cambio epocale” (come lo definisce la Repubblica) può significare per il nostro paese. Berlusconi cade ma non cade il berlusconismo, un comportamento che nasce dal seno stesso dell’Italia degli anni ’80 e che non può essere sradicato con la caduta di un governo. Berlusconi ha creato il berlusconismo ma già da tempo questa potente arma gli era sfuggita di mano, innescando parabole incontrollabili all’interno della massa fino ai vertici dello Stato. Ed allora vien da pensare a come cambierà il nostro mondo dell’arte, già martoriato da Vittorioni Nazionali®, da musei sempre più poveri di arte e di vil pecunia, da addetti alla cultura con la Q maiuscola, da speculatori venuti dalla provincia dell’impero e da magazine marchettari tramutati in “voci del regime”. Il berlusconismo ha trasformato gli artisti in veline, in partecipanti di X Factor. Tutti in fila al prossimo provino per partecipare alla Sanremobiennale, tutti a ricever quel trattamento da pedine che alimentano lo spettacolo, all’insegna dell’Operazionismo creativo.
L’artista, da perno centrale del sistema ad ingranaggio intercambiabile alla mercé di curatori alla Fabrizio Corona e di operatori culturali alla Lele Mora. Cade Berlusconi ma il punto è: cadranno questi comportamenti? Dovranno cambiare uomini ed idee se vogliamo che questo accada realmente. Altrimenti il dileggiatore-tipo dell’ex Premier , diverrà la sua esatta copia.
Photo: Opera di Sislej Xhafa, Silvio, 2010