In questi lunghi mesi abbiamo più volte tirato in ballo i diversi comportamenti e tic presenti nella produzione del giovane artista medio. Va detto che molti nuovi talenti presenti all’interno della nostra scena lavorano con coscienza e cercano di evitare estetiche fritte e rifritte e concetti inconcludenti. Sussiste però una buona fetta di artisti emergenti che ama poggiarsi sul già visto, adora creare uno stitico e vuoto inganno visivo da abbinare a quello concettuale per poi generare un enigma inutile.
Questo mistero germoglia come un seme all’interno della mente del fruitore, conducendolo ad una vana ricerca di significati, difficile quanto cercare un gatto nero in una stanza buia quando di fatto il gatto non c’è. Abbiamo quindi passato in rassegna tutte le manifestazioni di Ikea Art e Newindustrialminimalism, vale a dire l’ammasso inutile di found objects, il conglomerato di cemento e lamiere piegate con una bella piuma di pavone sopra, i mobiletti di nonna Piera riempiti con foto dello zio e qualche vaso di plastica liquefatta a far da contrappunto. Accanto a queste manifestazioni creative sta prendendo piede l’ennesimo comportamento generalizzato, quello del Book Deconstruction. Questo metodo produttivo è assai semplice, basta impossessarsi di un libro qualunque ed il gioco è fatto. Si possono cancellare le parole presenti nel libro con il pennarello nero, intagliare alcune pagine, disegnarci sopra in maniera approssimativa o semplicemente lasciarsi andare ad un bel collage di immagini da impastare fra le righe. Se invece andate di fretta potete sempre immergere il libro nell’acqua, versarci sopra qualche schizzo di colore od incorniciarlo così come è stato stampato.
Il Book Deconstruction è divenuto oggi l’anticamera del decoupage ed è una pratica talmente economica che permette di ottenere buoni risultati senza affannarsi troppo. Peccato che si tratta di un metodo creativo sperimentato oltre quaranta anni or sono, quando queste ricerche avevano un senso compiuto. Ora basta pescare a caso nella vostra libreria e tutti, ammirando l’opera, si chiederanno il significato ultimo della stessa.
Micol Di Veroli