Luigi Nono (1924 – 1990) rappresenta un caso unico nella storia della musica del XX secolo: la sua visione artistica e il suo radicalismo lo hanno portato, molto spesso, a scontrarsi con un muro di indifferenza e di incomprensione. I critici che lo attaccarono negli anni Sessanta e Settanta per la sue opere più scopertamente politiche e barricadere, furono gli stessi che, a partire dagli anni Ottanta, lo salutarono come un figliol prodigo che, abbandonato l’impegno, si era finalmente occupato di musica e soltanto di musica.
In realtà sarebbe sufficiente ascoltare un’opera del 1958 (quindi composta all’età di trentaquattro anni) i Cori di Didone (su testo di Ungaretti) per accorgersi che non esiste un Nono politico e “marxista” (termine ormai che equivale ad un insulto) prima e un musicista autentico dopo, poiché entrambi gli elementi (il politico-sociale e l’estetico) fanno parte di una ricerca volta ad un nuovo concetto di arte. I problemi che affronta Nono sono legati, principalmente, a una nuova concezione della musica: ripensare integralmente il problema dell’ascolto, rinnovare gli spazi scenici e acustici ormai ingessati da una lunga tradizione, esaltare l’importanza del silenzio come componente fondamentale della creazione musicale.
Può sembrare strano, per un musicista, rivolgere le proprie attenzioni al silenzio, se non si tiene conto che molti musicisti nella storia hanno usato il silenzio come mezzo di espressione (e il Tristano e Isotta di Richard Wagner è uno degli esempi più eclatanti): Nono vuole capire proprio il silenzio che abita il suono e spingerlo alle estreme conseguenze fino a quando non si sa più se è il suono che si fa silenzio o il silenzio che si fa suono.
«La relazione al silenzio, in Nono, è esemplare. È relazione all’infinito, all’impensabile, all’insuperabile. Tanto audace, arrischiata è la sua ricerca. Far parlare questo silenzio. Far tacere questo silenzio. Significa abolire i limiti, significa la voragine di un’interrogazione. Far parlare il silenzio attraverso il silenzio; far tacere il silenzio, appena reso udibile, attraverso l’insondabile silenzio dove tutte le domande rimangono sepolte. La più decisiva domanda: nella quale nascita e morte si affrontano senza fine: il nulla dà esistenza alla nascita e la ritira ad un tempo. L’al di là – sempre il vuoto, il Nulla» (Edmond Jabès, Ricordo – sono trent’anni, in AAVV. Nono, Edt, 1987).
Ne consegue un totale ripensamento della funzione stessa del musicista e degli ascoltatori; gli spazi scenici e acustici tradizionali non sono più adeguati ad accogliere una musica fatta di vibrazioni impercettibili, di onde improvvise: lo spazio non è più concepito in termini geometrici, ma è uno spazio matematico-musicale dove i suoni e i silenzi vengono percepiti nella loro problematicità, senza rapporti gerarchici.
«Invece di ascoltare il silenzio, invece di ascoltare gli altri, si spera di ascoltare ancora una volta se stessi. È una ripetizione che diventa accademica, conservatrice, reazionaria. È un muro contro i pensieri, contro ciò che non è possibile, oggi ancora, spiegare. È la conseguenza di una mentalità sistematica, basata sugli a priori (interiori o esteriori, sociali o estetici). Si ama la comodità, la ripetizione, i miti; si ama ascoltare sempre la stessa cosa, con quelle piccole differenze che permettono di mostrare la propria intelligenza». (Luigi Nono, L’erreur comme nécessité, “Révolution”, 169, 27 maggio – 2 giugno 1983)
Testo di riferimento:
Luigi Nono, Scritti e colloqui (vol. I e II), a cura di Angela Ida De Benedictis e Veniero Rizzardi, Ricordi, 2001.
Indicazioni discografiche
Il canto sospeso, Barbara Bonney, soprano;Marjana Lipovsek, soprano; Susanne Otto, mezzo soprano; Marek Torzewski, tenore; Susanne Lothar/Bruno Ganz, voci recitanti; Rundfunkchor Berlin;Berliner Philarmoniker, dir. Claudio Abbado, Sony.
Opere corali (Cori di Didone, Da un diario italiano, Das atmende Klarsein), Swr Vokalensemble Stuttgart dir. Rupert Huber, Hänssler Classic.
Como una ola de fuerza y luz, Maurizio Pollini (pf.), Symphonie-Orchester des Bayerischen Rundfunks, dir. Claudio Abbado, Deutsche Grammophon
Fragmente-Stille an Diotima, Arditti Quartett, WDR
Prometeo, Solistenchor Freiburg e Ensemble Modern, dir. Ingo Metzmacher, Emi Classics.
No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkowskij, WDR Rundfunkchor e Sinfonieorchester Köln, dir. Emilio Pomárico, Kairos.
Sito www.luiginono.it
Foto: Luigi Nono, 1969, Archivio Luigi Nono, Venezia © Eredi Luigi Nono, per gentile concessione