Dei meccanismi poco chiari della nostra scena dell’arte contemporanea ne abbiamo parlato spesso e volentieri, anche ieri del resto è apparso fra queste pagine un articolo riguardante vizi e peccati del sistemone nazionale. Va detto però che il resto del mondo non è certo immune a questi celeberrimi tic. Negli Stati Uniti ad esempio, l’artista e cartoonist William Powhida è da tempo impegnato in una ricerca tesa a svelare le nevrosi del sistema americano.
Questa volta Powhida ha deciso di creare un vero e proprio gioco da tavola intitolato The Game, una sorta di gioco dell’oca che ha come scopo principale il conseguimento della più alta onorificenza per un artista, vale a dire la retrospettiva di mid career al MET di New York. Ad aiutare il giocatore nella sua lunga avventura verso la celebrità vi sono alcune figure dell’artworld americano, selezionabili tramite i dadi. Ad esempio è possibile incontrare insigni critici come Roberta Smith, Jerry Saltz, Christian Viveros-Faune, James Kalm ed una Power Card rappresentata da Hans-Ulrich Obrist. Ovviamente questi nomi sono raggiungibili tramite il lancio dei dadi ed i critici più in vista concedono più poteri al giocatore. Tutto è affidato al caso, anche perché come dice Powhida: “il mondo dell’arte è fuori controllo”. Man mano che si entra nel vivo del gioco, ci si trova a destreggiarsi tra la scelta della galleria di rappresentanza e la partecipazione alle varie Biennali. Tutto deve essere fatto in un certo modo, altrimenti si rischia di passare da artista “in” ad artista “out” e venir quindi scavalcati da altri giocatori.
Ma come si giunge alla fatidica mostra al MET? Beh dipende da quanti contatti riesce a racimolare il giocatore, dipende dal pubblico che lo segue e soprattutto dipende dalle varie mostre nei musei e nelle gallerie. Il problema però è che non esiste un percorso certo per il MET ed è allora che si torna alla realtà: la via per il successo è affidata solo al caso.