Phillip Glass, Lou Reed e Laurie Anderson dalla parte di Occupy Museums

di Redazione Commenta

Dopo l’occupazione del Teatro Valle e la successiva serie di assemblee al MACRO di Roma indette da Occupiamoci di Contemporaneo (da cui è in seguito scaturita l’associazione per la consulta permanente per l’arte contemporanea), la recentissima occupazione di sabato del PAC di Milano e dopo tutto questo sano attivismo dicevamo, anche New York ha deciso di darsi una mossa.

Dal movimento Occupy Wall Street è infatti nato Occupy Museums, movimento ispirato dal fratello più grande e proposto dall’artista newyorchese Noah Fischer. L’artista ha da poco redatto il manifesto del monumento e lo ha pubblicato sul blog del collega Paddy Johnson. “I giochi sono conclusi, abbiamo osservato per torppo tempo gli schemi piramidali dell’elitismo dell’arte controllato da quell’1% di privilegiati appartenenti ad una vera e propria casta. Ebbene, non siamo più disposti ad osservare passivamente, noi siamo gli artisti, il restante 99% e siamo caduti in un sistema-trappola che si muove solo tramite burocratiche gerarchie e corruzione”. Queste le pesanti parole scritte da Fischer. Belle parole che restano tali, direte voi, ed invece dopo questo belligerante incipit letterario Occupy Museums è passato subito all’azione. La scorsa settimana infatti, il movimento è riuscito a prendere in scacco il Lincoln Center in concomitanza con la serata conclusiva di Satyagraha del grande Philip Glass. Un piccolo drappello di manifestanti ha atteso l’uscita degli spettatori, urlando a gran voce slogan di protesta contro lo strapotere dei “signori della cultura”.

Molti spettatori si sono quindi uniti ai manifestanti ed a sorpresa anche Phillip Glass ha deciso di schierarsi con Occupy Museums, prendendo il microfono e componendo una sorta di poema istantaneo: “Quando la giustizia viene spazzata via ed il male governa il mondo, il nostro dovere è quello reagire per proteggere i nostri valori e rimettere la virtù al suo degno posto”. In seguito anche Lou Reed e Laurie Anderson si sono uniti ai manifestanti e si sono detti: “fieri di partecipare a questa protesta”.

 

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