Se Charles Saatchi si è detto deluso dall’attuale mondo dell’arte, il celebre critico Jerry Saltz non può essere da meno ed ha quindi risposto idealmente al dealer con un articolo comparso sul New York Entertainment. Attaccare un sistema in cui fino ad oggi tutti hanno ben mangiato sembra esser divenuto lo sport nazionale degli Artsters di tutto il mondo. A differenza di Saatchi, Saltz se la prende con i musei, accusandoli di essersi trasformati in enormi parchi di divertimento o circhi consumistici, votati allo spettacolo ed al voyeurismo.
L’inizio della fine, secondo il grande critico, è databile attorno al 2008 con l’inaugurazione della mostra theanyspacewhatever al Guggenheim di New York, una sorta di baraccone iperconcettuale intriso di parole e luci con tanto di top stars dell’arte del calibro di Angela Bulloch, Maurizio Cattelan, Liam Gillick, Dominique Gonzalez-Foerster, Douglas Gordon e Carsten Höller. All’epoca theanyspacewhatever si autoproclamò “il primo di esempio di mostra che si trasforma nel medium”, in realtà si trattò di una semplice carnevalata che lo stesso Saltz definisce oggi come “la più grande masturbazione che io abbia mai visto”. Il critico prosegue il suo attacco frontale smontando la performance ideata da Marina Abramovic per il recente gala del MOCA di Los Angeles: “mi è sembrato kitsch e stupido e mi ha ricordato The Artist Is Present, ospitato nel 2010 dal MoMa di New York. Stesso narcisismo e stessa inconcludenza”.
Ma gli attacchi presenti nell’articolo sono ancora molti e nella sua lunga lista, Saltz non perde l’occasione di citare il padiglione U.S.A.di Allora & Calzadilla alla scorsa Biennale di Venezia. Le conclusioni di Saltz sono infine fredde e decise: “Queste mostre servono ai musei ed ai curatori, non servono all’arte. Tutto sembra far parte di un circolo vizioso infarcito di vacuo populismo mascherato da arte per la collettività. Ai musei interessa la folla felice, non la sperimentazione”.