Ogni epoca produce delle immagini dei corpi come metafore delle condizioni sociali, culturali e politiche che la caratterizzano. Noncorpi è una mostra multimediale sull’immaginario del corpo del nostro tempo che, da sabato 10 dicembre a martedì 20 dicembre, proporrà negli spazi del Siena Art Institute e della Galleria FuoriCampo di Siena video e audio installazioni, fotografie, oggetti luminosi, interventi performativi con strumenti acustici ed elettronici che indagano il rapporto fra il corpo e le società nell’epoca del capitalismo globale.
Dieci gli artisti in mostra: Robert Gligorov, Andrea Marini, Ongakuaw & see|zee_vizual, Elisa Biagini, Mauro Magrini e Dejan Atanackovic, curatore dell’evento, in collaborazione con il duo Di Volo & Tancredi e Mauro De Lillo. A partire dal concetto di nonluogo come spazio concepito per il veloce attraversamento di masse, informazioni, servizi, in cui il segno prevale sul contenuto fino quasi a sostituirlo, i noncorpi sono l’esito di una società sempre più consumistica, in cui anche il corpo viene ridotto a puro segno, sezionato, frammentato, frugato fin nelle cavità, attraversato esattamente come un nonluogo: dall’interno, ad opera di industrie farmaceutiche, produttori di fast food, promotori di prodotti per la salute; dall’esterno, dalle industrie della moda, della chirurgia estetica e dello spettacolo. Ogni centimetro della sua superficie è un potenziale spazio d’economia, d’investimento, di segni e simboli che richiamano varie forme di desiderio – il desiderio erotico, il desiderio di possesso – e che, come tali, sono più reali di ciò che devono rappresentare. “È un corpo della modernità invecchiata e stanca – si legge nel catalogo della mostra – Ma è allo stesso tempo un corpo mai compiuto, la cui classificazione non è mai stata completata, e come tale un corpo che si sta ancora nominando, eternamente imprimendo su se stesso dei segni e dei nomi.” I noncorpi sono, quindi, la metafora di una modernità mai compiuta che ha ormai da tempo abbandonato le sue numerose utopie, il simbolo della precarietà, della resa all’omologazione e della profonda solitudine dell’uomo.
Su queste dinamiche faranno riflettere i lavori distribuiti fra gli spazi del Siena Art Institute e della Galleria FuoriCampo, entrambi recentemente inaugurati nel cuore di Siena: le forme embrionali di origine sconosciuta e inquietante al centro dell’installazione di Andrea Marini; l’embrione stesso che, attraverso percezioni del proprio ambiente organico-affettivo, realizza un primigenio dialogo con la madre nell’installazione acustica di Elisa Biagini; un cervello, catturato dallo sguardo fra la sua primordialità acquosa e le sue cartesiane similitudini con uno strumento tecnologico, nato dalla collaborazione fra Ongakuaw & Simona Canacci; un corpo-nido, ambiguo nella sua intenzione di proteggere oppure di divorare, nel video di Robert Gligorov; immagini dei neonati – bambole iper-realistiche, nelle fotografie di Mauro Magrini, create nell’ambiente commerciale noto come Reborn con lo scopo di soddisfare un angosciante desiderio di affetto mancato; un concerto per un video di Dejan Atanackovic e strumenti acustici ed elettronici (Duo Di Volo&Tancredi + Mauro De Lillo) con un golem-cantante, una reminiscenza delle retoriche del potere e della metafora corpo-terra.