Inaugura il 19 gennaio all‘Istituto Polacco di Roma mostra Riflessi di Krystyna Piotrowska. Durante la serata verrà presentato il libro di poesie della poetessa Zuzanna Ginczanka, nella traduzione di Alessandro Amenta. La ricerca artistica di Krystyna Piotrowska si aggira attorno al problema dell’identità. Piotrowska provoca le situazioni nelle quali la linea tra il reale e l’illusorio rimane ambigua.
La mostra romana, organizzata nell’ambito delle “Giornate della memoria”, è dedicata alle relazioni ebraico-polacche che, come mostra il video Sono partito, sono partita dalla Polonia perché… hanno vissuto un periodo particolarmente difficile nel 1968 – l’anno della campagna antisemita provocata dal regime comunista. Infatti, i leader del partito, lanciarono allora lo slogan della “lotta contro il sionismo”. L’antisemitismo è diventato una parte ufficiale del programma politico. La grande parte degli ebrei polacchi ha perso un posto di lavoro, è stata rimossa dalle cariche o espulsa dalla università solo per la loro discendenza. Contemporaneamente gli ebrei erano invitati a lasciare Polonia per sempre. Nell’arco di due anni (1968 – 1970) dalla Polonia emigrarono circa 13.000 ebrei. Erano costretti a rinunciare alla cittadinanza polacca e lasciare tutto il loro patrimonio. Il film Sono partito, sono partita dalla Polonia perché… è stato girato nel ’40. anniversario di quegli eventi. Alla mostra romana si troveranno inoltre alcuni cicli fotografici in cui l’artista sperimenta con la sottile linea tra l’immagine reale e l’immagine riflessa.
Zuzanna Ginczanka (1917-1944) una delle più interessanti voci poetiche degli anni Trenta, poetessa dei sensi, della libertà, del dubbio e dell’ironia. Proveniva da una famiglia ebrea russa trasferitasi subito dopo la rivoluzione d’ottobre a Równe in Volinia, all’epoca multietnica cittadina polacca. Talento precoce, debuttò appena diciassettenne su Wiadomości Literackie, divenendone presto collaboratrice. A Varsavia entrò negli ambienti delle avanguardie poetiche (soprattutto Skamander). Nel 1936 pubblicò O centaurach, l’unico suo volume uscito in vita, e iniziò a scrivere poesie satiriche per Szpilki. Venne fucilata nel 1944 nel campo di concentramento di Płaszów. Amata dai suoi contemporanei, stella luminosa degli anni Trenta, dopo la guerra è stata coscientemente rimossa dall’immaginario collettivo.