Intervista a James Gallagher

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In occasione di Prolonging the ecstacy, prima personale italiana presso la CO2 contemporary art di Roma dell’artista americano James Gallagher, abbiamo preparato un’intervista. James lavora attraverso la tecnica del collage per investigare sulla forma e sull’identità. Attraverso il recupero di immagini di scarto e vecchi manuali di sesso anni ‘60 l’artista ripropone un immaginario personale e provocante che riflette sul mondo circostante.

 

D.C. : Nel tuo lavoro due componenti spiccano a primo colpo: il rapporto con immagini prelevate dal passato e la componente più esplicitamente sessuale, si potrebbe dire che questi due elementi si riferiscano alla stessa natura del desiderio?

J.G. : Io tendo a gravitare dalle immagini degli anni Cinquanta a quelle degli anni Settanta. Oltre ad essere attratto dalla pura estetica di quei periodi, apprezzo anche la qualità della stampa e la mancanza di brillantezza e di colori saturi. Inoltre trovo che le persone nelle fotografie d’epoca siano più interessanti, hanno un certo mistero, lo stile dell’abbigliamento era più semplice, senza marchi evidenti o

etichette. L’immaginario sessuale di quei periodi è molto più interessante per me: è più naturale, io preferisco il corpo umano da mostrare in modo realistico, e non come una perfetta fantasiosa aerografia. Ma in fondo, indipendentemente dal periodo di tempo da cui proviene la mia fonte, ogni immagine deve adattarsi al mondo del collage che creo. Potrebbe essere qualsiasi cosa, da una rivista d’epoca anni Quaranta ad un modello di American Apparel.

D.C. : Differentemente da quanto avviene nell’immaginario vintage a cui ti riferisci, dove c’è un’esibizione di identità congelate, nel tuo lavoro l’identità manca, è volutamente celata. Cosa vuol dire?

 J.G. : Io tendo ad oscurare o eliminare caratteristiche individuali, i tratti e persino i sessi in modo che il lavoro si concentri più sulle azioni fisiche e sui sottili gesti delle figure. Trovo che l’identità della figura sia un punto focale troppo forte per gli spettatori, quando viene rimossa l’immagine diventa molto più interessante e misteriosa.

 

D.C. : Pertanto, lo spettatore ha un ruolo attivo nel tuo lavoro, cosa ti aspettati di suscitare quando presenti un nuovo lavoro?

 J.G. : Sono interessato a creare una storia basata sul linguaggio del corpo e   su situazioni enigmatiche. E poi lo spettatore può proiettare su di esso la propria esperienza. E ‘interessante vedere le diverse reazioni al lavoro. E’ un po’ come un test di Rorschach.

D.C. : La tua passione per il collage ti ha spinto a curare una serie di mostre dedicate al collage contemporaneo intitolate Cutters e a pubblicare un libro, Cutting Edges. Da dove nasce il tuo interesse per questa tecnica?

J.G. : Ho scoperto il collage per caso quasi 20 anni fa, quando lavoravo come illustratore con la stampa come medium. Ho iniziato tagliando vecchie stampe e mettendo insieme il risultato  coadiuvato dalla mia creatività. C’era qualcosa di veramente catartico nello strappare immagini riducendole fino alla loro forma più semplice per poi ricostituirle in una nuova forma. Negli anni successivi ho cercato di scoprire cosa gli altri stessero facendo di interessante con il collage. Molti di questi artisti erano così stimolanti che ho cercato di mettermi in contatto con loro. Questo a sua volta ha portato all’organizzazione della prima mostra Cutters a a Brooklyn.

 

D.C. : Il 15 novembre 2011 è stata inaugurata, presso la galleria CO2 di Roma, la tua prima personale italiana intitolata Prolonging the ecstacy. Quali sono le tue impressioni sulla mostra?

 J.G. : Il modo di relazionarsi al pubblico qui in Italia è differente a come solitamente avviene in America. Lì la presenza dell’artista alle inaugurazioni è addirittura sconsigliata. Qui invece Giorgio (gallerista CO2) mi ha coinvolto in numerose conversazioni. E’ stato interessante avere questo contatto diretto col pubblico e gli esiti positivi della mostra mi sembrano confermarlo.

 

James Gallagher ha esposto in numerose gallerie di tutto il mondo. Ha recentemente curato una serie di mostre intitolate Cutters (Brooklyn, New York 2009, Berlino, Germania 2010, e Cork, Irlanda 2011) e ha pubblicato un catalogo relativo intitolato Cutting Edges: Contemporary Collage. Le sue immagini sono apparse su numerosi libri, tra cui American Illustration, Communication Arts, e una varietà di pubblicazioni di Die Gestalten.  Cura.books sta per pubblicare un libro d’artista in edizione limitata che coinciderà con la mostra personale alla galleria CO2 a Roma.

 

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