Pensata per la ex fabbrica di abbigliamento Max Mara, ora sede della Collezione Maramotti, la grande installazione Are We Still Going On? di Kaarina Kaikkonen segue e accompagna la struttura compositiva dell’edificio, esempio peculiare di architettura brutalista e organicista degli anni Cinquanta. Il vecchio ingresso alla fabbrica − in cui è stata realizzata l’opera − è idealmente diviso in due aree; le catene orizzontali in cemento armato che collegano i pilastri non solo conferiscono un ritmo architettonico allo spazio, ma divengono parte del lavoro dell’artista.
L’installazione si compone di due strutture simmetriche che evocano lo scheletro di una grande barca. La semplice carena è sezionata in due parti che si sviluppano dal soffitto fino a tangere il pavimento, con un medesimo ritmo compositivo semicircolare realizzato con abiti annodati tra loro. Per la scelta dei colori che delineano le due strutture complementari, gli abiti suggeriscono un dialogo simbolico tra il maschile e il femminile: chiari da un lato, dai toni più freddi dall’altro. Dal tutto emana una combinazione coloristica di armonica bellezza.
Entrando nella grande sala si percepisce, al di là dalle vetrate, il verde del paesaggio esterno, ma girando lo sguardo a destra così come a sinistra s i è immediatamente immersi nell’opera come se si entrasse in un territorio da esplorare, in un altro paesaggio. Aggirando l’opera lungo il suo perimetro si perde il confine preciso tra spazio esterno e interno: le profonde anse dei volumi circolari dialogano in modo diverso col paesaggio che agisce da sfondo. Gli abiti, che paiono stringersi mano nella mano, ci parlano inoltre della storia di un luogo importante di produzione, non solo di abiti, ma di idee, in cui tutti i lavoratori hanno contribuito a creare e a far crescere questa realtà come progetto collettivo. In questo senso l’icona della barca accoglie in sé questa tensione verso la scoperta e il progresso.
Nelle opere di Kaikkonen gli oggetti si animano e ci parlano di storie, di persone. Ci parlano anche e soprattutto di lei. Evocano fragilità, ma anche speranza e rigenerazione. Tendono a suscitare in chi guarda una personale esperienza emotiva e, al contempo, un rispecchiamento, un’identificazione nella collettività. Le grandi installazioni rappresentano una coralità di voci in transito, in dialogo con la natura e con gli spazi sociali e sono storia di ognuno e di tutti; una storia che veicola in modo aperto un sentimento universale nel quale ognuno si può identificare e raccogliere ciò che vive più fortemente. Con l’aspetto monumentale delle sue opere − sempre legate fortemente agli elementi ambientali e architettonici in cui si inscrivono − convive un’anima legata all’impermanenza e alla fragilità dei materiali che ci riporta in qualche modo alla fragilità del genere umano. Il movimento “verso e da” qualcosa è un ele mento formale ricorrente nel suo lavoro così come nei titoli e contribuisce a creare un ponte temporale tra le memorie passate e la loro tensione verso il futuro.
Durante l’installazione del lavoro, una lecture dell’artista sull’opera e sul suo lavoro in generale dal titolo Memoriessarà oggetto di riflessione per un gruppo di studio di educatori e formatori italiani e stranieri. L’incontro è organizzato in collaborazione con Reggio Children. l progetto mette in campo la collaborazione dell’Ambasciata finlandese in Italia e di quella italiana ad Helsinki con l’obiettivo di uno scambio culturale tra Italia e Finlandia.
L’opera realizzata per la Collezione Maramotti è la prima tappa di un progetto che prevede la realizzazione di una seconda installazione site-specific, concepita per la piazza del MAXXI-Museo nazionale delle arti del XXI secolo, che inaugurerà il 14 aprile 2012. Come una grande vela, l’opera si muoverà con il vento, connettendo uno dei vuoti che caratterizzano il profilo esterno del museo e rimodellando l’edificio di Zaha Hadid. Il 24 febbraio 2012, inoltre, inaugurerà la sua mostra personale Having Hope alla Galleria Z2O di Roma.