Perché gli artisti sono poveri? Bella domanda verrebbe da dire. A tale questione a provato a rispondere Hans Abbing, insigne economista ed autore del libro Why Artists are Poor? The Exceptional Economy of The Art (perché gli artisti sono poveri? L’eccezionale economia dell’arte). Nel suo libro lo scrittore si schiera fermamente contro il sussidio agli artisti di professione e questo non ha certo mancato di generare numerose polemiche all’interno della comunità creative.
Secondo Abbing un sussidio statale servirebbe solamente a tenere a galla artisti improduttivi che in tal modo si accontenterebbero della “pensione sociale”, smettendo così di sperimentare ed indagare all’interno del vasto mare della creatività. Eppure negli Stati Uniti esiste il National Endowment for the Arts, organismo creato nel 1965 che si occupa di garantire fondi e sussidi agli artisti bisognosi. Tuttavia pur finanziando circa 700.000 artisti indipendenti, scrittori e performers senza un reddito “fisso” il National Endowment for the Arts lascia per strada altri milioni artisti, operando quindi un’azione di sussidio quantomai ingiusta. Certo è che se tutta la popolazione si dichiarasse “artista di professione”, la situazione economica degli States sarebbe a dir poco drammatica. Fatto sta che rimane difficile decidere di privilegiare alcuni artisti per una data ricerca, lasciandone a terra tanti altri che magari meriterebbero un bonus.
Nel 1998 la Corte Suprema degli Stati Uniti si trovò alle prese con il caso National Endowment for the Arts contro Finley. La performer Karen Finley aveva creato una performance dove cospargeva di cioccolata il suo corpo nudo, per simboleggiare l’oppressione delle donne. La corte decise che il NEA avrebbe potuto procedere alla sospensione del sussidio. Ma giusto un anno prima, nel 1997, il congresso aveva autorizzato il pagamento di 1500 dollari ad Aram Saroyan per il suo poema light light, che di fatto rappresentano le uniche parole del componimento. Chi dei due artisti meritava il sussidio? Forse tutti e due, forse nessuno dei due ma che a deciderlo sia un iter burocratico è un fatto agghiacciante.
alessandro visi 13 Gennaio 2012 il 16:26
…. agli agricoltori glie li danno.