“Leggo per legittima difesa.” (Woody Allen)
Non i grandi tomi ma un piccolo libricino snello e maneggevole della Mimesis Edizioni.
Il Deleuze-pensiero, molto vasto e complesso, trova qui a mio avviso una sua corretta introduzione. Il testo è redatto a partire da due conferenze tenute da Deleuze a Parigi il 22 marzo e il 12 aprile del 1983. Non è difficile scorgervi i prodromi ovvero i punti essenziali di Immagine movimento (1983 appunto) e Immagine tempo (1985).
L’estetica Kantiana viene ripresa e applicata con balzo della mente alla temporalità cinematografica.
Il sublime matematico e il sublime dinamico di Kant, o per dirla un pò banalmente il sentimento suscitato dall’infinito, dalle stelle, dal mare e quello suscitato dalla potenza della naura, ad esempio dal temporale, diventano paradigmi del movimento dell’immagine.
L’immagine si muove nella sequenza di immagini ma anche per la cadutà della luce. C’è un movimento estensivo e uno intensivo. C’è un istante presente e un istante assoluto.
Viene voglia di vedere i film per capire l’istante che scorre nel suo rapporto con il prima e con il dopo e l’istante intenso in cui la luce di esso istante invade l’anima.
Ovviamente questa recensione è una eccesiva banalizzazione, ma come altro potrei parlare dell’apertura della mente e del tempo in una sola pagina senza dire semplicemente che quel che succede è che il tempo e la mente si aprono.
Lo stimolo importante che mi è arrivato è che possono, sanno aprirsi e non solo rimanere teoria, astrazione mentale non concreta.