Un cambiamento, un’inversione di rotta, la promessa di un nuovo ordine sociale fondato sulla giustizia e sulla legalità senza più sofferenze e carestie. Il cambiamento (e la conseguente lotta per ottenerlo) è il vero motore centrale che ha alimentato le rivoluzioni della Primavera Araba, le rivolte degli indignados, la pacifica invasione del popolo delle tende d’Israele e le azioni di massa di Occupy Wall Street, sino a giungere agli attacchi digitali di Anonymous.
In questo clima di grande agitazione ma soprattutto di trasformazioni sociali, anche il popolo della creatività ha deciso di darsi da fare per far parte del cambiamento e non lasciarsi sopraffare da esso. In Italia ad esempio sono sorti spontaneamente diversi gruppi d’azione, mirati a fare chiarezza sulle vicende museali. Se le istituzioni falliscono o comunque non hanno i fondi necessari per tirar avanti la baracca, significa che questi ultimi nella maggior parte dei casi vengono sperperati inutilmente. Quando gli schemi saltano c’è bisogno di riprender in mano le redini del gioco e dalle nostre parti diverse organizzazioni libere lo hanno già fatto. Parliamo del Teatro Valle occupato, movimento nato dalle ceneri del prestigioso teatro romano, in lotta affinché lo stesso venga mantenuto pubblico e gestito con criteri di trasparenza e ampia partecipazione.
Sempre nella capitale abbiamo assistito alla nascita di Occupiamoci di Contemporaneo, una collettività che si è aggregata per prendersi cura della cultura e delle arti contemporanee, riaffermando principi di trasparenza e buone pratiche nella gestione delle politiche culturali. Spostandoci in Sicilia le cose non cambiano, anche dalle parti del Museo Riso di Palermo in lenta agonia gli artisti siciliani e gli artisti di SACS – Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia, insieme a critici, storici dell’arte, curatori, intellettuali, cittadini, si sono riuniti, lo scorso 10 gennaio, in un’assemblea presso gli spazi museali in un movimento di agitazione. Attualmente il movimento chiede alle istituzioni politiche della Regione Sicilia di fare immediatamente chiarezza.
A fare da apripista era stato però il collettivo URTO che lo scorso anno aveva pacificamente invaso gli spazi del PAN di Napoli. Questi sono solo alcuni esempi ed è chiaro che con il proliferare dei musei al collasso, queste organizzazioni spontanee non possono far altro che aumentare. Se solo si potessero unire le forze e proclamare un movimento nazionale, allora sì che il cambiamento sarebbe completo.