“Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.”
Perdonatemi l’attacco dannunziano ma questo stralcio rubato da La Pioggia Nel Pineto ben si adatta non solo alla furia degli elementi che in questi ultimi giorni ha bloccato il nostro italico Stivale ma anche al nostro dorato mondo dell’arte contemporanea.
Questo invito al silenzio, all’estraniamento momentaneo per ascoltare i suoni prodotti dalla natura dovrebbe essere preso in considerazione anche da noi addetti ai lavori, sempre pronti a saturare la scena con la nostra cacofonia ideologica. Si parla e si straparla sempre di più e si ascolta sempre di meno, ecco allora che il naturale suono prodotto dall’arte non viene affatto colto. Ascoltare gli artisti e le loro opere, ascoltare il pubblico con le sue necessità, ascoltare i colleghi e le loro urgenze, le loro perplessità, i loro consigli. Tutto questo viene ignorato e si preferisce disperdere energie attorno ai chiacchiericci ed ai gossip. Sempre più spesso critica e curatela ignorano gli artisti, ed anzi si limitano ad usarli come semplici pedine da muovere a proprio tornaconto su di una egocentrica scacchiera di progetti e visioni strettamente personali.
Il pubblico segue la stessa sorte, esso deve solamente presenziare e collezionare mentre percepire e recepire non sembrano essere caratteristiche necessarie. Ed i colleghi con le loro critiche formative vengono bollati come detrattori invidiosi, meglio non ascoltarli, quindi, e continuare a testa bassa per la propria strada. Continuare a produrre rumore con parole inutili, con illazioni ed offese, con progetti spettacolarmente vuoti. Questo sembra essere il “nostro” unico obiettivo, nella speranza di agganciare il treno per la direzione del museo/fiera/biennale. Ed una volta all’apice, eccoci pronti a produrre nuovo rumore sopra al rumore. Intanto artisti e galleristi brancolano nel buio, abbandonati come sono alla mercé di quattro imbonitori pronti a scaricarli dopo averli ben spremuti. Ecco perché vien da sorridere a sentir parlare di sistema dell’arte italiano. Se solo sapessimo adoperare il nostro senno, sapremmo allora far un poco di silenzio e percepire quello che solitamente facciamo finta di non sentire.
Micol Di Veroli
Nazareth 12 Ottobre 2015 il 23:53
Buonasera Dottoressa,sono un abruzzese, un gonvaie ingegnere, costretto ad emigrare per lavoro… forse ha gia’ capito dove voglio arrivare e quindi avra’ gia’ deciso di cestinare questo commento, non importa spero solo che abbia la voglia di leggere comunque tutto quello che ho da dirle.La nostra regione e il nostro paese in generale stanno attraversando una crisi economica senza precedenti, il lavoro manca e chissa’ per quanto manchera’ ancora… abbiamo mandato via l’eni, la piu’ grande azienda italiana, una realta’ che avrebbe creato migliaia di posti di lavoro (considerando tutto l’indotto), avrebbe rilanciato il porto di ortona e avrebbe se non altro reso meno amara la crisi…ma i petrolieri sono il male incarnato, quindi via, via per sempre!!!sono stato in kazakhstan e ho parlato con diversi locali: l’eni per loro e’ stata una vera e propria manna dal cielo, ha portato ricchezza e sviluppo in un paese che sta conoscendo un emigrazione inversa proprio grazie all’oil and gas!Certo il giacimento di kashagan non e’ paragonabile alle nostre risorse, ma nel nostro piccolo avremmo potuto creare sviluppo e invece?!? DESERTO!la zona industriale di ortona sta’ scomparendo e tutto e’ partito dall’addio di eni…Lei, illustre ricercatrice che si trova a migliaia di km di distanza forse non si rende conto di tutto questo, in nome di una difesa dell’ambiente senza se e senza ma…Non e’ cosi’ che si sviluppa un territorio: anche l’oil and gas puo’ essere “sostenibile”, ovviamente non ha impatto zero, ma con una politica adeguata e contratti che prevedano lo sviluppo del territorio parallelamente al business si puo’ sicuramente creare una strategia vincente.Ma a noi ci piace dire “NO”: no al petrolio, no al gas, no alle biomasse, no all’eolico, no addirittura al centro ricerche che eni voleva donare all’universita’ dell’aquila… follia!Torniamo ad essere un paese di emigranti, chissa’ se un giorno sara’ possibile invertire questa rotta… sono pessimista e triste.Non vedo un futuro in abruzzo, pero’ almeno ci siamo salvati dalle trivelle… MENO MALE!!!
car insurance 26 Luglio 2016 il 12:27
Madame DuboisMerci de votre présence lors de cette soirée et de cette excellente synthèseA très bientôt peux êtreBien amicalementDavid RigaudieSection UMP de Chennevières sur Marne