L’impazienza sembra essere divenuta l’ossessione dei nostri tempi. Il mondo di internet ad esempio viaggia ad una velocità talmente smodata che ogni nuova notizia viene letteralmente sepolta dalla successiva, senza una reale soluzione di continuità. Twitter ne è la prova provata, milioni di aggiornamenti di stato al secondo, tutti “cinguettano” ma nessuno realmente legge. La televisione, fino ad oggi mezzo supremo di informazione, sta oggettivamente cedendo sotto i colpi della nuova Metainformazione ed ecco quindi che ogni telegiornale che si rispetti, per poter campare, si è ridotto a guardare cosa succede su Facebook, a rilanciare i Tweets che parlano di Schettino e a pubblicare i video di Youtube dell’ondata di neve sulla penisola.
Tutto ciò accade poiché i nuovi smartphones, con le loro infinite possibilità, hanno trasformato la popolazione in un esercito di reporter, cronisti e quanto altro. Una notizia viene riportata sulla rete e successivamente amplificata in tutto il mondo nel momento stesso in cui il fatto si sta verificando, una condizione di sovranità assoluta nei confronti dei poveri notiziari Tv. Tale condizione, apparentemente democratica poiché ognuno è libero di aggiungere ciò che vuole ad un dato accadimento, rischia però di appiattire tutto su di un’unica superficie e soprattutto di lasciare troppo spazio ad informazioni non esatte. La velocità equivale alla desensibilizzazione dell’evento, per cui se viene a mancare la povera Whitney Houston, ci si ritrova le tasche piene di tweets che citano il titolo dei suoi successi mentre le emittenti televisive mandano in onda il film che la vede protagonista, The Bodyguard. Un’ora dopo tutto è finito e si comincia a parlar d’altro, il lutto lascia spazio alle mutande di Belen Rodriguez a Sanremo. La Metainformazione è onnivora e divora tutto con estrema voracità ma della valenza storica di ogni evento ben poco resta.
Nella mente dello spettatore tutto risale a qualche mese prima e non oltre. Se non ci fossero i vari Matrix e Porta a Porta a rinverdire i fasti di notizie da poco passate, nessuno ricorderebbe più di quanto ha mangiato il giorno prima per cena, anche perché l’attenzione è monopolizzata da nuove informazioni che piovono davanti allo schermo. Il meccanismo è ormai innescato e non si può tornare indietro, almeno fino a quando il pubblico non riuscirà a comprendere la differenza tra sensibile in quanto sovrasensibile e sovrasensibile in quanto sensibile.