L’immagine Simbolo di questo Festival di Sanremo 2012 e forse anche il fulcro della nostra italica demagogia si nasconde dietro il tondo faccione di Dolores O’Riordan, leader dei redivivi Cranberries di ritorno dagli anni ’90. Gianni Morandi le chiede: “Ricordi una canzone o un cantante di una qualsiasi edizione Sanremo, in particolare?” e la povera Dolores risponde: “Mi dispiace, non conosco il Festival di Sanremo”.
Se ancora vi erano dubbi fra il pubblico, la povera Dolores li ha chiariti tutti: il Festival della canzone più famoso del mondo, quello trasmesso in Eurovisione, al di fuori dei nostri confini non esiste. Le menzogne, la demagogia, il populismo e la retorica in fondo sono organi vitali per il nostro Belpaese, abbiamo bisogno di Emma che non conosce nemmeno gli autori della sua canzone, per essere nazionalisti, di Nina Zilli per ricordarci che Mina esiste, Di Loredana Bertè/Richard Benson/Mickey Rourke in The Wrestler per rivalutare Mia Martini, di Eugenio Finardi e Samuele Bersani per tenere in vita i brandelli della sinistra vecchio stile e di Adriano Celentano per capire se il paradiso esiste.
Già, il caro vecchio Molleggiato, quello pagato a suon di dollaroni che monopolizza il Festival per risolvere le sue questioni personali. Nel mentre i Soliti Idioti riescono ad offendere e ridicolizzare l’intero universo LGTB, il tutto pagato con i soldi dei contribuenti. Ce lo sciroppiamo tutto questo Festival Di Sanremo, con Patti Smith costretta a reiterare Because The Night come se fosse l’unica grande song scritta nel corso della sua blasonata carriera (del resto anche i Cranberries avevano cantato Zombie).
Ci piacciono i brogli elettorali della giuria demoscopica, il Sanremo (anti)Social con la scoperta di (udite, udite!) Facebook, gli impicci dei discografici per tenere a galla la baracca, la gabella da pagare ogni anno alla città di Sanremo, gli sponsor ed il carrozzone che comunque vada “va avanti da sé”. Ci piace perché in fondo in fondo ridiamo di tutto, come davanti ad un gustoso mix tra Schettino e Berlusconi. Eppure con gli sperperi del Festival di Sanremo si potrebbe organizzare una vera manifestazione musicale, un Festival senza i voti da mettere in pagella e con i veri giovani, non quelli usciti dalle pagine di Cioè, insomma un Festival con vera musica innovativa e sperimentale o comunque qualcosa che rappresenti la reale fotografia delle tendenze musicali del momento. Un Festival che tutto il mondo ci invidierebbe, dove non c’è bisogno di chiamare l’ospite straniero e fargli cantare “nel blu dipinto di blu”, di pagare vallette che offrono la solita immagine di donna scema con le cosce lunghe un chilometro, di fare i siparietti inutili che rendono ancor più oggettiva la povertà degli autori. Tutto questo sarebbe un sogno, ed infatti lo è.
Micol Di Veroli
Roberto 20 Febbraio 2012 il 14:22
ma quali brogli della giuria demoscopica! Parlate e non sapete neppure cosa dite!