Per molti la pittura è definitivamente morta, per altri è ancora viva. Questa strana condizione in cui versa uno dei medium più vecchi del mondo è quindi simile a quella di uno Zombie, un’entità che ancora non ha ben chiaro il suo futuro mentre a stento intravede il suo presente. Effettivamente un caso-pittura esiste e ne danno prova le ormai sistematiche assenze alle manifestazioni internazionali.
Anche alla scorsa Biennale di Venezia, tranne il Padiglione Minestrone Italia di Vittorione Nazionale© in cui si è assistito ad una sorta di trionfo/tragedia, la pittura è stata soppiantata dall’installazione che ormai sembra farla da padrone. Tutti i curatori vogliono un bel progetto invasivo, con oggetti ammassati dappertutto e sopratutto sparsi dappertutto. Il semplice quadro appeso alla parete non fa più notizia ed anche Zaha Hadid, con il suo museo MAXXI di Roma ha chiaramente chiuso le porte in faccia al canonico allestimento quadri-appesi-al-muro. Parlando di MAXXI, le opere pittoriche presenti ala mostra Indian Highway (seppur molto interessanti) hanno recitato il ruolo di comparse imbarazzate. Questo accade in Italia, ed all’estero? Beh, a Londra ad esempio la pittura non sembra esser passata di moda. Basti citare le mostre dedicate a Gerhard Richter, Wilhelm Sasnal, David Hockney e Mark Rothko, tanto per elencare alcune cose viste di recente.
Il complesso d’Edipo che la curatela italiana mostra nei confronti della pittura è quantomai fuori luogo. Sussiste una convinzione condivisa secondo la quale metter in mostra dei quadri equivale a perdere la partita con il cool, a suonar antidiluviano o peggio ancora a togliere qualcosa alla visione concettuale d’insieme. Nel far ciò stiamo perdendo di vista l’obiettivo primario, vale a dire l’arte, il “cosa fare” e non il “come farlo” . Tutto questo accade quando ci si affida unicamente alle mode popolari ed alla paura di rischiare. Già perché di questi tempi, organizzare una mostra di sola pittura equivale a rischiare, a mettersi nuovamente in gioco. Ed allora cosa c’è di più cool del rischio?
Micol Di Veroli