Avete davvero bisogno di un blog d’informazione sull’arte contemporanea? Forse si ma bisognerebbe prima analizzare la natura e la funzione del blog stesso. Il blog che state leggendo è una piattaforma imperfetta, con grandi limiti sia strutturali che fisici. Su questo blog potreste trovare giudizi e critiche che non condividete, notizie che non vi interessano affatto ed altre che magari vi faranno arrabbiare.
Ma questo blog è sempre e comunque una piattaforma indipendente e rappresenta solo e sempre la visione di chi lo aggiorna regolarmente, vale a dire la scrivente, Micol Di Veroli assieme ad un piccolo drappello di bravissimi collaboratori. Quando però la mission è quella di creare un vero e proprio magazine online con tanto di redazione le cose dovrebbero essere un tantino diverse. Ad esempio riempire la testata di recensioni totalmente buoniste su di un evento pessimo non alza di certo i contenuti del blog, magari farà felici gli inserzionisti ma nulla di più. Meglio forse pubblicare un semplice comunicato stampa, rappresenterebbe un’informazione più asettica e compiuta. Altra nota dolente sono le immancabili scaramucce personali con gossip annesso. Solitamente un magazine rivolto al pubblico non è uno strumento per creare negatività ed astio, ma questo ai giornalisti d’arte contemporanea del nostro belpaese sembra non importare poi tanto.
Basta fare un giro sui blog esteri per comprendere quanto essi siano lontani da sterili polemiche ed orientanti ad un atteggiamento propositivo. Del resto si visita un blog per tenersi informati, per apprendere qualcosa e conoscere nuove manifestazioni creative. In Italia ci si ritrova invece a leggere pagine e pagine di invettive e polemiche contro chi è più debole. Per contro, una buona tattica è anche quella di sparare a zero su chi è talmente più in alto di te che nemmeno ti noterà, ve li immaginate Jeff Koons, Damien Hirst o Maurizio Cattelan mentre rispondono ad una critica lanciatagli contro da un piccolo blog italiano? Odio, rancori e battaglie personali, di testi critici o articoli un poco più “scientifici” non se ne parla affatto, anche se qualche piattaforma ogni tanto riesce a sfornare buoni pezzi. Cosa ci servirebbe quindi? Beh, avere più informazioni sulle nuove tendenze creative, visitare virtualmente gli studi d’artista, leggere recensioni veritiere sulle mostre (senza farsi nemico tutto il sistema), comprendere cosa succede all’estero e non dover sottostare ai consigli per gli acquisti. Sembra facile ma in Italia tutto ciò appare sempre dannatamente difficile.