Torna Pi.Co. con un nuovo appuntamento dal titolo “(R)existenz – 3D2D Tridimensional Today”. Protagonisti dell’appuntamento con l’espressione artistica contemporanea sono 21 artisti, selezionati nell’ambito delle forme espressive più interessanti della generazione nata negli anni Settanta e formatisi culturalmente negli anni Novanta. Artisti noti, apprezzati e seguiti dalla critica, richiesti dalle più prestigiose strutture espositive internazionali, dalla Biennale di Venezia al MACRO. Con le loro opere: scultura, design e installazioni, animeranno il complesso di Sant’Agostino, Palazzo Panichi e Piazza del Duomo, dal 23 marzo al 29 aprile.
L’evento fa parte del progetto “Archelogia del Futuro” dedicato alle arti plastiche nelle loro molteplici componenti, sostenuto dalla Regione Toscana, concepito dalla Fondazione Centro Arti Visive e sviluppato in collaborazione con il Comune di Pietrasanta, l’Accademia di Belle Arti di Carrara e Artigianart Pietrasanta. Si tratta di artisti hanno saputo creare un proprio linguaggio, sintesi delle varie istanze artistiche, dedicando particolare attenzione alla dimensione relazionale, non rifuggendo quella estetica, ritagliando una porzione importante per la componente autobiografica e la dialettica con la storia e la memoria. Sono: Bertozzi & Casoni, Nicola Bolla, Pierluigi Calignano, Gianni Caravaggio, Michelangelo Consani, Sandro Del Pistoia, Aron Demetz, Flavio Favelli, Luca Francesconi, Christian Frosi, Chris Gilmour (Premio Cairo nel 2006), Paolo Grassino, Franco Menicagli, David Paolinetti, Perino & Vele, Bernardi Roig, Giuseppe Stampone, Luca Trevisani, Paolo Ulian.
Per tutti loro la scultura è “pensiero per forma”, uno strumento espressivo in grado di tradurre riflessioni e analisi sull’esistente, dialogando con le tecniche e vincendo la resistenza dei materiali. Dalle sculture interamente costruite con carte da gioco di Bolla si passa a quelle di cartone di Gilmour (Premio Cairo nel 2006); dalle installazioni vintage di Favelli alle suggestioni marmoree di Ulian. In una società “liquida”, all’insegna della precarietà, l’arte plastica si affranca dagli obblighi celebrativi e dalla connessa dimensione monumentale e decorativa, per diventare un solido totem del pensiero generando un territorio comune di sperimentazione che coinvolge scultura, architettura e design.