Come si diceva nel nostro articolo di ieri, l’artista ruba. Ovviamente si tratta di un furto visivo e concettuale, l’artista ruba attimi di esperienza umana, estetiche e meccaniche creative, impasta tutto all’interno del suo substrato emozionale per poi creare qualcosa di totalmente diverso. Eppure qualcuno rubacchia davvero, ne sa qualcosa il povero Patrick Cariou, vittima di una scopiazzatura portata a termine da nientemeno che Richard Prince.
Ma la giustizia terrena esiste e come molti di voi sapranno, Prince è stato condannato a risarcire il furto di immagini perpetrato ai danni di Cariou. Il caso ha aperto nuove prospettive (allarmanti per qualcuno) per quanto riguarda i diritti d’autore. Come se non bastasse proprio in questi giorni un giudice inglese ha emesso un’ulteriore sentenza che ha già sollevato numerose e roventi polemiche. Tutto è iniziato con una foto scattata da Justin Fielder, direttore della compagnia di souvenir Temple Island Collection. Fielder, per produrre alcune cartoline. La foto ritrae il classico bus inglese che attraversa Westminster Bridge con la Houses Of Parliament sullo sfondo. Tale foto è stata in seguito cannibalizzata da Nicholas Houghton utilizzata dall’azienda New England Teas. Secondo l’accusa Houghton non ha fatto altro che cambiare alcuni dettagli, desaturare la scena ed aggiungere invece del colore al bus a due piani, modificandolo un pochino.
L’immagine di Houghton è attualmente presente su tutte le scatole di tea della New England Teas, con grade danno per la Temple Island, almeno stando a quanto affermato sempre dall’accusa. La difesa della New England Teas, per tutta risposta, ha affermato: “se si accusano i miei assistiti, allora bisognerebbe accusare tutti i turisti che visitano Londra e scattano fotografie. Non mi sembra che esista un copyright sui bus che passano sopra il ponte di Westminster”. Eppure il giudice non è stato dello stesso avviso ed ha condannato la New England Teas ad un risarcimento. Effettivamente le foto sono molto simili ma quello che a questo punto vorremmo evitare è una caccia alle streghe contro un’idea e non contro una forma.