Il 12 aprile inaugura ala Gam di Torino il quarto appuntamento di Vitrine che presenta l’installazione interattiva di Alessandro Sciaraffa dal titolo Akasha, costituita da una serie di pannelli di cristalli liquidi assemblati a muro sino a sagomare completamente l’ambiente. Materia protagonista di Akasha è il plasma, il quarto stato della materia, non liquido, non solido, non gassoso e prossimo alla struttura delle stelle. Grazie a un processo termico di alterazione del grado di temperatura, esercitato dall’intervento dei visitatori chiamati a gettare schizzi d’acqua verso la superficie di Akasha, la monocromia iniziale dei cristalli liquidi muta colore e identità. Gli occhi dello spettatore vedranno apparire un paesaggio visivo metamorfico, la cartografia imprevedibile di maelstrom virtuali in continua evoluzione sulla composizione molecolare del plasma.
Restituzione artistica di un universo mai uguale a se stesso, di un microcosmo artificialmente eccitato di energie e flussi naturali, l’opera di Sciaraffa dispiega uno scenario dove la visione non è più scindibile dagli altri stimoli percettivi e l’unico strumento di ricognizione è una sintesi sensoriale capace di tradurre gli impulsi interattivi in emozioni reali. Protagonista è il segno pittorico del pubblico, che negli schizzi e nelle gocce scagliate sui cristalli attiva la deflagrazione di un big-bang figurale, consumando nello spazio dell’impatto tra liquido e solido, tra cromie e temperature, un gesto di natura sacrale antichissimo ed ancestrale, quello dell’acqua trasformata in fonte di vita e di evoluzione.
Le ricerca di Alessandro Sciaraffa è una processualità dinamica, volta a generare organismi artistici complessi, diretti da sinergie meccaniche e multisensoriali. In una libera rivisitazione di fenomeni ciclici e naturali, come il flusso delle maree e le mutazioni di stato della materia, Sciaraffa opera in termini mimetici, volti a riprodurre queste manifestazioni mediante una logica di alterazione e trasmutazione continua. Un’entropia essenziale regola così le opere e gli interventi dell’artista, che sospende un controllo definitivo sulle azioni innescate e si limita a ricoprire il ruolo di osservatore esterno dei rivolgimenti messi in atto. Le molteplici percezioni sensoriali attivate da Sciaraffa si compenetrano e sovrappongono tra loro come ingredienti imprevedibili, e le opere prendono forma in progressione successiva, quasi fossero delle partiture musicali in divenire, delle rappresentazioni pittoriche incompiute e destinate a non trovare una forma definitiva e permanente.