ALICE IN WONDERLAND al Mart di Rovereto

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“Il Bruco e Alice si guardarono a vicenda per qualche tempo in silenzio; finalmente il Bruco staccò la pipa di bocca, e le parlò con voce languida e sonnacchiosa: ‘Chi sei TU?’ – disse il Bruco. Non era un bel principio di conversazione. Alice rispose con qualche timidezza: ‘Davvero non te lo saprei dire ora. So dirti chi fossi, quando mi son levata questa mattina, ma d’allora credo di essere stata cambiata parecchie volte.”

Alice ha 150 anni, come l’Italia, ma non ha nulla della vecchia signora, anzi, il classico di Lewis Carroll (Charles Lutwidge Dodgson, 1832-1898) si riconferma ancora oggi un patrimonio comune che unisce magicamente l’età adulta all’infanzia. Per questo la mostra organizzata dalla Tate di Liverpool, in collaborazione con il Mart e la Kunsthalle Hamburg, non è solo per bambini, e così come il libro permette diversi livelli di interpretazione e apprezzamento. Nell’Inghilterra vittoriana Lewis Carroll era un insegnante di matematica con la passione della fotografia e inserito nel mondo artistico dell’epoca. Accomunato ai preraffaelliti dall’idea di purezza incarnata dai bambini, spesso li ritraeva come fossero attori all’interno di una scenografia rimandando a vicende storiche o leggende, per farli stare fermi nei lunghi tempi di posa era solito raccontare storie fantastiche. Tra questi c’erano anche le tre sorelle Liddell, figlie del decano, alla minore, Alice Pleasance, regalò e dedicò il libro delle sue avventure nel 1864, l’anno prima che venisse pubblicato ufficialmente.

La mostra parte da qui, dalla prima edizione e dalle mille pubblicazione ad essa ispirate, complici anche le illustrazioni di Sir John Tanniel, talmente azzeccate da esser diventate iconiche. Lo stesso Carroll approvò e promosse inoltre la realizzazzione di diversi oggetti ispirati al racconto, andando così a implementare la sua diffusione.

 Ma è dopo la sua morte che Alice fa il balzo evolutivo e diventa simbolo attraversando i movimenti artistici del Novecento e arrivando a noi. I surrealisti apprezzavano il lato fantastico del racconto, quel mondo sottosopra e imprevedibile. Salvator Dalì vi si ispirò per Destino, il suo cartone animato nato in collaborazione con Walt Disney, quest’ultimo ben prima del lungometraggio del 1951, girò un breve film con protagonista Alice nel 1923. Si trattava di un mix tra film e animazione in cui Alice, in visita allo studio Disney, imparava come prendevano vita i cartoni animati. Marx Ernst invece eresse la bambina come vessillo di libertà, dopo la prigionia e la fuga negli Stati Uniti, la ritrasse in molti disegni e tele.

Negli anni ’60 e ’70 fu l’arte concettuale a reclamare Alice come colei che esplorò il confine tra realtà e percezione. Ed ecco opere di artisti come Dan Graham, Joseph Kossuth, Valie Export e Marchel Broodthaers, partendo dalla proprietà fisica delle parole -e delle immagini- creavano arte seguendo il pensiero di Mel Bochner contenuto in “Language is not trasparent” – 1969. La Psychedelic art trovò nel Brucaliffo l’esemplificazione della ricerca di se stessi in rapporto alla percezzione a cui tendevano attraverso l’uso di droghe sintetiche come l’lsd.

La favola di Alice contiene talmente tanti spunti da poter essere interpretata in modi sempre nuovi: il passaggio dall’infanzia all’età adulta; il rapporto tra linguaggio, significato e nonsense; l’influenza ambientale sullo spettatore; il confine tra realtà e percezione. Così nelle ultime sale dell’esposizione si arriva fino ai giorni nostri, con opere diverse e trasversali all’opera letteraria, dalle fotografie di Francesca Woodman, ai video di Douglas Gordon e Pierre Huyghe, dai disegni di Kiki Smith, ai collage di Liliana Porter.

Un mostra ben strutturata, divertente, ma non banale, che permette una lettura storica differente dalle solite e non per questo meno stimolante. Non mi resta che invitarvi, come fece Yayoi Kusama, a prendere un the a Central Park sotto la statua dedicata ad Alice nel paese delle meraviglie. L’appuntamente è per l’11 agosto, ore 5 di mattina, puoi portare chi vuoi e si starà bene assieme a performer di Yayoi, ricoperti di pois colorati.

 

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