Dalle nostre parti l’arte contemporanea sembra un tantino in affanno. Difficile raggranellare i fondi per organizzare mostre dignitose in spazi pubblici, anzi a dirla tutta è già sin troppo difficile tenerli in piedi questi sacrosanti spazi pubblici. Ed allora cosa fare per tentare di sbarcare il lunario e finanziare al meglio i poli culturali del nostro martoriato stivale? La risposta giusta potrebbe suonarvi un tantino polemica, visto che una ricetta ideale sarebbe quella di chiudere qualcuno di questi hub culturali.
Chissà quanti di voi saranno sul punto di sguainare la spada al solo udir tali scellerate parole. Eppure, signori miei, se i soldi non si trovano bisogna organizzare bene le cose, bisogna innanzitutto concentrare gli sforzi sui grandi musei nazionali che già da diverso tempo non ospitano mostre di caratura internazionale. In seguito, come si era già detto, bisognerebbe tagliare qualche testa. Ovviamente non stiamo parlando dei musei d’arte contemporanea sparsi per le province ma di tutti quegli spazi in lento disfacimento che vampirizzano fondi a volontà, senza creare un reale interesse nel pubblico. Cancellare il museo di “storia naturale del sudore” con i suoi campioni di sudore, i suoi custodi comunali che sbucciano le arance e praticano la nobile arte dell’uncinetto nelle ore lavorative.
Cancellare il museo del Gatto Birmano con l’annessa Radio Gatto Birmano, la radio sviluppata dal museo che vi tiene informati sui gatti birmani. Avevamo detto che non avremmo mai e poi mai toccato anche il nostro museino d’arte contemporanea provinciale, ma se questo segue lo stesso funzionamento delle già citate istituzioni pubbliche, allora è giunto il momento di gettarlo nel calderone assieme ai suoi cuginetti. Certo questa “decima” sarebbe utile se fossimo in un altro stato, vale a dire se i fondi risparmiati si tramutassero in denaro sonante per i musei in affanno. Dalle nostre parti invece chiudendo il museo della storia naturale del sudore si andrebbe ad inaugurare il museo dell’arte contemporanea di Ficulle (senza offesa per gli abitanti dell’amena località) e tutto ricomincerebbe daccapo.