A nessuno piace vedere il proprio cibo marcire. Eppure, stando ad un rapporto stilato nel 2011 dalle Nazioni Unite, un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo viene letteralmente gettato nei rifiuti o lasciato a marcire. Il bello è che circa 925 milioni di persone in tutto il mondo muoiono letteralmente di fame e tutto quel cibo sprecato dalle società per così dire votate al consumismo potrebbero salvare milioni di vite umane semplicemente evitando questi sprechi.
Lo sdegno derivato da questa incredibile situazione ha spinto il fotografo Klaus Pichler a creare una serie di immagini emblematiche. E’ così nata One Third, una serie di fotografie che descrivono la connessione tra lo spreco individuale di cibo e la produzione globalizzata di generi alimentari. Pichler ha infatti raccolto del cibo e lo ha lasciato marcire nel suo studio fotografico, creando così delle complesse nature morte . Ogni foto è stata quindi corredata da una didascalia che riporta il paese di produzione, il metodo di coltivazione o allevamento del genere alimentare, la distanza di trasporto percorsa, il mezzo di trasporto utilizzato ed infine il prezzo al chilo. Una scheda dettagliata che può aiutarci a comprendere l’entità ed il costo di uno spreco senza fine.
Per assurdo, i cibi in deperimento mostrano all’obiettivo un lato che non ci aspettavamo, vale a dire la rivoltante bellezza della materia marcescente. Rimane comunque l’orrore di uno spreco intollerabile, basti pensare che negli Stati Uniti ed in Europa si spreca una quantità di cibo superiore a 10 volte rispetto all’Africa ed al sud-est asiatico. Nei paesi in via di sviluppo il reale problema è legato alla conservazione del cibo ma nei paesi già sviluppati, i consumatori gettano via del cibo che potrebbe essere ancora mangiato. “Il disastro avviene al supermarket. Eppure i consumatori dovrebbero pensare bene a quanto cibo stanno comprando. Anche un sensato riutilizzo degli avanzi, come facevano i nostri nonni, sarebbe da prendere in seria considerazione”, Ha dichiarato Pichler alla stampa internazionale e noi non possiamo che essere in piano accordo con lui.