In un nostro articolo della settimana scorsa ipotizzavamo l’esistenza di un valzer di poltrone all’interno dell’affaire MAXXI di Roma. Del resto, commissariare un museo mediante una girandola di controsensi sembrava una misura incredibilmente stupida, troppo stupida per essere vera. Ed invece bisognerebbe cominciar a pensare che dietro la stupidità si nasconde sempre una macchinazione poco pulita che della stupidità si fa scudo.
Già, altrimenti che senso avrebbe togliere i fondi ad un museo e poi affermare che il museo non ha fondi? A gettar un poco di chiarezza su quello che sembrerebbe un chiaro autogol del nostro governo ci ha pensato il sempre puntuale sito Dagospia, che ha così commentato l’intera vicenda: “Ah ma allora è vero: infatti la principale conseguenza del commissariamento è proprio la giubiliazione del presidente Pio Baldi. Il suo posto infatti sarebbe destinato proprio a Mario Resca, costretto a lasciare il ministero per la scadenza del suo incarico, e quindi alla ricerca di un nuovo posto”.
Insomma secondo Dagospia, Mario Resca sarebbe il vero motivo del commissariamento del MAXXI. Ecco quindi che ciò che prima ci appariva dettato dalla stupidità, comincia ad assumere un senso compiuto, un senso che però nasconde qualcosa di poco chiaro, vale a dire il giro di poltrone per far contenti gli schieramenti politici.
Secondo il Corriere della Sera: “la nomina di Resca a commissario, dirottandolo verso il Maxxi, sarebbe un modo per liberarsi della sua candidatura – piuttosto forte ancora ieri mattina – alla presidenza della Rai”. Intanto, oggi scadono i dieci giorni utili per produrre i documenti necessari al MAXXI per scongiurare l’odiato commissariamento. Dopo tutte questi polemiche insulse, tutto potrebbe tornar come prima, ma anche se il pur bravo Pio Baldi dovesse restare noi ci chiediamo: chi potrà mai risarcire il museo della brutta figura internazionale che il governo stesso gli ha fatto fare? La nostra politica culturale appare sempre più in alto mare.