Il tracollo del MAXXI di Roma somiglia troppo a quello che negli ultimi mesi stiamo assistendo nel resto del nostro martoriato stivale. Andiamo a farvi il riassunto di questa assurda telenovela. Circa un mese fa la decisione presa dal Mibac di commissariare il museo per un presunto buco nel bilancio. Di fatto il ministero aveva già da tempo chiuso i rubinetti, pregiudicando così il bilancio preventivo del 2012. Insomma una situazione del tipo “ti levo i soldi e poi dico che non hai soldi”. La presidenza del museo si era invece difesa sciorinando 450 mila visitatori nel 2011 ed una capacità di autofinanziamento di circa il 50% per quanto riguarda i fondi necessari alla sopravvivenza, tutto questo nonostante il taglione del 43% dei fondi statali che abbiamo citato poco fa.
In tutto questo bisogna calcolare il disastroso danno d’immagine subito dal museo, quasi tutti i più importanti quotidiani internazionali hanno parlato di questa vicenda e ciò non è senz’altro salutare per la ricerca di nuovi sponsor. Il mondo della cultura si è mobilitato per porre rimedio a questo sfacelo e, come si può notare da un contatore posto sulla prima pagina di Exibart, sono passati 22 giorni da quando AMACI ha chiesto di incontrare Mario Monti e 24 giorni da quando la Consulta dell’Arte di Roma ha chiesto un incontro pubblico con Lorenzo Ornaghi. Ovviamente le parti politiche non hanno concesso il tanto sospirato incontro ed il povero museo, inaugurato in pompa magna e costato ai contribuenti un occhio della testa (senza contare i tempi biblici per la realizzazione), è rimasto in uno scandaloso limbo.
Ma giusto ieri la corda si è definitivamente spezzata, Pio Baldi si è dimesso il 9 maggio dal suo incarico di presidente della Fondazione MAXXI con una spartana dichiarazione: “Si è interrotto il necessario rapporto di fiducia tra Mibac, socio fondatore promotore, e Fondazione Maxxi. Auguro al Maxxi e a chi lo guiderà il più vivo successo e soprattutto lo auguro a tutti i dirigenti e collaboratori che con me in questi anni hanno lavorato con passione e spirito di sacrificio per realizzare e fare esistere questa bella avventura italiana proiettata verso il futuro». Dopo Baldi si sono dimessi anche il Vicepresidente Roberto Grossi ed il consigliere di amministrazione Stefano Zecchi. Quest’ultimo ha vivamente criticato il piano espositivo del museo, definendolo senza fantasie ed energia propositiva, come mandare avanti una freccia rossa con un motore a carbone. Insomma, cattiva gestione economica, cattiva gestione culturale o voglia di gestire le poltrone da parte del ministero? Gli interrogativi rimangono tali mentre il MAXXI si trasforma in una cattedrale nel deserto.