Nemo propheta in patria verrebbe da dire, visto che dalle nostre parti il suo nome non è molto conosciuto. All’estero invece Quayola è un nome di tutto rispetto viste le ripetute esperienze internazionali a New York, Londra, Miami, Parigi e chi più ne ha più ne metta. Di fatto Quayola ha esposto maggiormente al di fuori dei nostri confini, tipico esempio di un sistema al collasso che non si cura dei talenti che possiede.
Il nostro Davide Quagliola è italianissimo, anzi romanissimo verrebbe e da molto è impegnato in sperimentazioni che si aprono alle varie esperienze percettive come le sculture digitali, le performances e le installazioni audiovisive. In questi ultimi tempi diversi magazine internazionali hanno parlato di Quayola, in merito ad una ricerca che il nostro ha portato a termine dal suo quartier generale di Londra. L’artista, da buon italiano, è innamorato del Barocco e dell’arte Rinascimentale ed ha cercato di unire a questa passione quella per le nuove tecnologie. Focalizzando la sua attenzione su alcuni dipinti provenienti da chiese romane e da collezioni di musei, Quayola ha fuso le immagini con gli algoritmi creando dei video decisamente stupefacenti che sono poi andati a convergere all’interno di una serie di opere denominata Strata.
I capolavori creati dai più grandi maestri dell’arte di tutti i tempi si scompongono in algoritmi che generano migliaia di poligoni, queste forme sono in continuo movimento e finiscono con il deformare la superficie che le ha generate. Quayola lavora con immagini ad altissima definizione di 20.000 pixels, questo dona allo spettatore la rara occasione di ammirare delle immagini stupefacenti di opere d’arte che si dissolvono e si riorganizzano nel momento esatto in cui vengono ammirate.Le opere di Quayola (alcune di esse sono state commissionate dal Palais de Beux Arts di Lille) sono attualmente in visione alla Bitforms, una galleria di Chelsea. Se invece volete un assaggio della sua arte potete ammirare la sua opera Strata#4 direttamente su questo link.