Mi trovavo ieri all’Auditorium di Mecenate di Roma, per presenziare all’ormai consueto appuntamento con i Martedì Critici di Alberto Dambruoso e Marco Tonelli. Ospite della serata Giosetta Fioroni, un nome che (come già detto da Dambruoso) non ha certo bisogno di presentazioni. Una vera e propria eroina in un mondo di uomini, l’unica donna capace di tener testa a tipi tosti come Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Cesare Tacchi, Renato Mambor e così via.
La serata con Giosetta Fioroni si è rivelata piacevole ed estremamente interessante, di cose da raccontare l’artista classe 1932 ne avrebbe parecchie ma il tempo non basta mai. Tra l’esauriente presentazione di Dambruoso e l’analisi del sempre puntuale Tonellli, non vi nascondo che una forte nostalgia si è impadronita del mio animo. Nostalgia per quell’epoca d’oro dell’arte romana, dell’arte italiana. Un periodo che, pur seguendo la scia dell’ondata pop americana, ha regalato copiosi successi al nostro artesistema lasciandoci sognare il sogno di una nazione capace di combattere ad armi pari con mostri sacri come la Germania e gli States. Una manciata di anni è durato il nostro sogno ed oggi Giosetta Fioroni è qui per ricordarci come sarebbe potuto essere il nostro futuro nell’olimpo dell’arte.
Ed invece tutto si è dissolto in una densa nube di vapore, ci siamo svegliati dal sogno per ritrovarci in un incubo. Il sistema dell’arte nostrano ha fagocitato se stesso ed oramai non abbiamo che figure barbine da offrire al mondo, il Padiglione Italia di Vittorione Nazionale ne è un esempio concreto. L’episodio conclusivo di un lungo periodo nero che ci ha fatto letteralmente toccare il fondo.
Ma una volta toccato il fondo si può sempre risalire e Giosetta Fioroni è anche qui per ricordarci che possiamo tornar grandi credendo in quello che facciamo, trasformando la nostra vita in arte. Oltre il grigio della speculazione, del nepotismo e del qualunquismo c’è ancora chi spera e lavora coscienziosamente, il nostro futuro dipende anche da come riusciremo a trarre benefici da un glorioso passato.