Il lavoro di Judith Hopf esordisce, negli anni ’90, come un processo in continuo mutamento. La frequente collaborazione con altri artisti, l’invasione di spazi non istituzionali e la commistione tra il fare arte e l’azione sociale, tra l’apprendere e l’insegnare, descrivono un’attitudine di estrema apertura, come se l’artista volesse rifondare, di volta in volta, le basi del proprio lavoro. Utilizzando installazioni, video, performances, sculture, grafiche, Judith Hopf sviluppa un’analisi delle contraddizioni del vivere contemporaneo attraverso l’umorismo, la caricatura e un atteggiamento insieme giocoso e sovversivo.
Nel racconto breve di Franz Kafka The Sudden Walk, a cui e’ ispirato il titolo della mostra, la semplice decisione di fare una passeggiata improvvisa, evadendo dalla gabbia delle abitudini domestiche, apre un orizzonte di liberta’ e uno spazio di emancipazione dell’individuo.In quest’ottica, Judith Hopf presenta negli spazi della galleria due scenari simili ma non uguali, in cui ogni oggetto, all’apparenza duplicato, differisce in maniera sottile dal suo omologo, innescando un processo di soggettivizzazione che corrisponde a una liberatoria scoperta della propria alterita’.
Costrizione e liberta’ sono i due estremi entro i quali si posizionano gli oggetti in mostra: le strutture di vetro assumono l’aspetto, a seconda della prospettiva da cui le si osserva, di gabbie o di aeree sculture minimali. La tigre, preda e insieme predatore, sembra evadere e allo stesso tempo essere ingabbiata in un quadrato impossibile. I tavoli, attraverso un intervento minimo, diventano caratteri animati che si aggirano per gli ambienti. Forti della loro natura ambivalente, i lavori appaiono allo stesso tempo minacciosi e comici: come una frusta dai colori sgargianti ancorata al muro, come il potere, se associato alla stupidita’.
La costante umanizzazione dell’oggetto, che accomuna molti lavori di Judith Hopf, provoca un ribaltamento delle gerarchie, e allo stesso tempo, per citare le parole di Henri Bergson dal suo saggio Il Riso, ci ricorda che ‘Non vi è nulla di comico al di fuori di ciò che è propriamente umano’. Nel video Zahlen, i borghesi-pagliacci sfidano con fare derisorio il cavallo a fare le sottrazioni, forti della propria convinzione antropocentrica, che viene pero’ prontamente scalzata dall’animale, che a sorpresa si rivela capace di fare di conto. Nel video, Judith Hopf appare schierata al fianco del cavallo, di cui e’ la custode e insieme la compagna fedele. Il lavoro di Judith Hopf ci ricorda costantemente come la stupidita’ sia parte integrante della sfera umana, ma proprio attraverso questo atteggiamento inclusivo, in cui il sublime va a braccetto con il ridicolo, l’artista e’ capace di aprire nuovi spazi di dibattito e di autonomia.