Il judo e il teatro sono gli elementi dell’opera di Klein su cui hanno puntato l’attenzione i curatori di questa mostra evento che si apre a Genova a Palazzo Ducale il 6 giugno 2012 , giorno in cui ricorrono i 50 anni dalla morte di Yves Klein. Yves Klein affascinato dalla sensualità del corpo e dal suo movimento lo mette in scena di ritorno dal suo viaggio di studio in Giappone. Dopo aver sorpreso, incantato e scandalizzato l’Europa e l’America con opere d’arte realizzate come performance teatrali, giunge al concetto di superamento dell’arte.
Ad affrontare questa, ancora poco indagata, “vita sul tatami” di Yves Klein: Sergio Maifredi, uomo di teatro e cintura nera di judo; Bruno Corà, critico d’arte che ha raccontato l’artista nelle più importanti esposizioni a lui dedicate in Europa; Daniele Moquay, fondatore degli Archivi Klein a Parigi.
“Per chi, come me, è stato accompagnato dal Judo per tutta la vita, – scrive Sergio Maifredi – è impossibile non leggere in trasparenza tra le righe di Klein gli insegnamenti ricevuti in ore e ore di esercizio in judogi; per chi, come me, di teatro vive è una luminosa scoperta la genialità dello spazio scenico intuito da Klein. Il Judo e il Teatro si intrecciano. Jigoro Kano, il creatore del Judo, nel racchiudere i suoi insegnamenti nei paradigmi dei Kata, usa i codici del Teatro No. Ogni Kata porta in scena un principio del Judo, lo rappresenta.
Il Judo e il Teatro sono fatti di contatto fisico. Di corpi che si toccano, si sfiorano si intrecciano. Di odori, di carne. Sia nel Judo che nel Teatro il gesto origina dall’azione dell’altro; il Judo e il Teatro sono dinamici, esistono nel movimento: quello che mi interessa nel judo, quello che mi appassiona, è il Movimento, il fine del Movimento che è sempre astratto e puramente spirituale, annota Klein. Dove l’arte di Klein appare scaturire in modo nitido dal Judo e dal Teatro è nello spazio scenico-tatami-sudario delle antropometrie. La tela bianca posata sul pavimento è l’area del combattimento e al tempo stesso il luogo della rappresentazione. i bordi l’orchestra suona, gli spettatori guardano, il regista Klein, in smoking dirige o forse arbitra l’incontro. Incontro che è rito.
L’impronta della modella è l’impronta del judoka che cade sul tatami, coglie puntuale Pierre Restany.
Yves raggiunge la sintesi di Judo, Teatro e Arte e scrive: Ho lottato contro la mia vocazione di “pittore”, partendo per il Giappone, in cui poter vivere l’avventura del Judo e delle Arti marziali antiche: allo stesso modo, ho lottato contro la mia vocazione “d’uomo di teatro”; ma appunto, il Judo, attraverso la pratica fisica e spirituale dei Kata, si è costituito, mio malgrado e nonostante la mia formazione, come quella disciplina dell’arte che è il teatro.