«La Quadriennale d’arte di Roma, prevista per il prossimo ottobre, non si farà. Non abbiamo i soldi per realizzarla. Il ministero per i Beni culturali e Arcus Spa non ci hanno dato alcun finanziamento. Servivano, a stare strettissimi, due milioni. Non è arrivata nemmeno una lira». Questa la “denuncia” di Jas Gawronski, presidente della Fondazione La Quadriennale di Roma, al Corriere della Sera dopo la sconcertante serrata della manifestazione capitolina. La Quadriennale non si farà e come aggiunge il Corriere, era un fatto che non si era mai verificato prima.
Sarebbe bene sottolineare che Gawronski era stato chiamato proprio per le sue abilità manageriali e che organizzare gli eventi con profumati stanziamenti pubblici non è poi un’impresa impossibile. La reale bravura sta appunto nel procacciarsi soldi nel privato, ma d’altra parte (come già detto in un nostro precedente articolo/provocazione) il fundraising non esiste e anche il buon Gawronski è dovuto scendere a patti con questa dura realtà. Nel frattempo Occupiamoci di Contemporaneo rilancia: “Ci chiediamo: cosa ha fatto il nostro Jas Gawronski per cercare di non mandare a carte quarantotto la Quadriennale? Si è prodigato nella ricerca di risorse provenienti da privati? Ha pensato a sponsorizzazioni tecniche? Ha cercato di fare rete con le gallerie e con i musei italiani?”.
Ed allora noi siamo contenti che QUESTA Quadriennale non abbia trovato i soldi. Due milioni di euro di fondi pubblici per strapagare illustri commissioni, per organizzare un carrozzone con oltre 100 artisti e tante, tantissime altre iniziative che potrebbero essere tranquillamente costruite con molto ma molto meno. Date a un qualsiasi curatore romano una parte infinitesimale di quella somma e state a vedere cosa vi combina, sicuramente saprebbe mettere in piedi una Quadriennale interessante e vi lavorerebbe con tutte le sue forze. Di certo non se ne starebbe lì ad occupare la poltrona per poi affermare: “E’colpa di Ornaghi”. Nessuno riesce a prendersi le proprie responsabilità ed allora meglio non farla una Quadriennale sin troppo simile al Festival di Sanremo.