Il mondo dell’arte contemporanea ha un suo codice da rispettare, una serie di regole che vanno seguite. Nessuno mai mette in discussione queste regole e quando si parla di mercato o di critica, apprezzare una mucca squartata a metà, uno squalo in salamoia, un lampadario assemblato con i Tampax o un gigantesco neon diviene un puro automatismo. Inutile chiedersi il perché di questi meccanismi, tanto qualcuno ha già deciso che quel dato oggetto è un’opera d’arte e voi non potete farci nulla. Ed il bello è che nel mondo dell’arte nessuno morde la coda al proprio prossimo, quindi se un’opera è brutta, non troverete anima viva disposta ad affermare che il re è nudo.
Se siete giovani artisti e volete entrar a far parte del sistema, ammesso che questo esista realmente, dovete per forza di cose accettare il fatto che la creatività è divenuta un comportamento. Fino agli inizi del secolo scorso essere artista significava soprattutto avere spiccate qualità tecniche e creative, studiare il bel disegno, la bella pittura e la bella scultura, essere un maestro d’arte insomma. Beh, le cose non stanno più così, molti danno ingiustamente la colpa di tutto questo a Marcel Duchamp, in realtà il discorso sarebbe molto più lungo. Il talento non è più una prerogativa assoluta per il successo artistico, anzi il talento da solo non serve a nulla. A creare un bel dipinto o una bella scultura c’è il rischio di farsi prender per i fondelli o passare da artisti antidiluviani. Oramai ciò che conta è la politica, darsi da fare alle cene con curatori, critici e galleristi. Costruirsi relazioni con i collezionisti e “vendere” la propria immagine ai magazine. Importante anche scegliere una propria ricerca creativa del tutto criptica ed esteticamente minimal/disturbante.
Insomma bisogna tentare di sviluppare al massimo il proprio senso per gli affari. Se i direttori dei musei sono divenuti dei veri e propri manager, gli artisti si sono trasformati in piccole aziende impegnate a vendere il proprio prodotto. A volte però questo prodotto è talmente vuoto e pretestuoso da essere ammirato solamente da chi è in grado di ammirare le sgargianti vesti del re nudo.