Ammirati, disprezzati, derisi o coccolati. Damien Hirst e Jeff Koons sono oramai più che abituati ai repentini cambi di umore di pubblico e critica nei loro confronti. A loro però tutte queste baruffe importano ben poco, visto che il mercato li ha da tempo consacrati protagonisti indiscussi. Proprio Koons il 13 maggio ha inaugurato una grande retrospettiva in quel di Basel, alla Fondation Beyeler.
Quasi in contemporanea, le opere del re del New Pop hanno tenuto banco anche ad Art Basel, visto che sia Gagosiam, che L&M Arts, Richard Gray e Carolina Nitsch hanno messo in vendita alcuni pezzi forti come Yellow Flower del 2011 (quotato 800.000 dollari) e Bikini (jungle) del 2001-2006 (quotato 950.000 dollari). Insomma con questi prezzi è difficile avere dubbi sul valore commerciale di un artista. Da par suo il buon vecchio folletto Damien Hirst non può certo lamentarsi, la sua mostra di spot paintings in tutte le Gagosian Gallery sparse per il globo è andata a gonfie vele, anche sotto il profilo delle vendite. Attualmente il principe della Young British Artists generation è in mostra alla Tate Modern di Londra con una retrospettiva senza precedenti che rimarrà in visione fino al prossimo settembre. Ebbene il botteghino parla di numeri da stadio ed il catalogo della mostra è andato letteralmente a ruba.
La seconda ristampa del catalogo correggerà inoltre un errore di stampa che proprio il genietto Hirst aveva notato a pagina 209 (l’opera On His Majesty’s Service era stampata al contrario). Di certo i cataloghi stampati male varranno qualcosa ma mai quanto le 36.000 sterline della replica del teschio tempestato di diamanti in vendita al Bookshop del Tate. Insoma Hirst e Koons continuano a dividere l’opinione pubblica ma il grande circo dell’arte contemporanea è vivo anche grazie alle loro civetterie, ai loro eccessi ed alle loro polemiche. Del resto, di cosa scriveremmo noi poveri magazine d’arte?
Livea 12 Ottobre 2015 il 23:58
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