Il 14 dicembre del 2011, Repubblica aveva redatto un interessante articolo sulla Galleria Borghese di Roma che iniziava con le parole di un cartello affisso all’entrata della prestigiosa istituzione: “La mostra è parzialmente visitabile per carenza di personale”. Già, il problema era il mancato pagamento di una parte degli stipendi del personale di custodia, un “dettaglio” che costrinse la Galleria a chiudere ben sei sale all’interno dei suoi spazi. Come se tutto questo non bastasse, lo scorso 31 luglio dalla facciata del museo si è staccata parte dello stemma recante i simboli dei Borghese.
Assieme allo stemma il museo ha perso il bar, l’impianto di climatizzazione, l’ascensore ed i servizi di guardiania. Insomma, da qui alla chiusura definitiva poco ci manca. La Repubblica ci informa inoltre che anche Palazzo Barberini rimarrà chiuso ogni domenica per il medesimo motivo, non ci sono fondi per la vigilanza. I costi della guardiania sono un notevole peso anche per altri musei italiani che spesso e volentieri faticano a trovare fondi necessari a coprire i servizi per tenersi in vita. Con queste premesse è chiaro che il nostro polo culturale non può far altro che regredire. Ci troviamo all’interno di un condominio d’oro che non può nemmeno permettersi un portiere, i nostri musei hanno bisogno di restauri, di servizi, di personale, di programmazione e di attività ma se prima non riusciamo a risolvere il problema del costo dei custodi non possiamo muoverci.
Questo accade nel nostro paese, convinciamoci che è inutile parlare di collezioni, di acquisizioni e di grandi mostre, noi dobbiamo parlare di aria condizionata, di bollette. Dobbiamo pensare a mandare avanti la baracca. Nessuno però si è mai informato sulla strana questione dei costi di gestione incredibilmente alti, tanto da lasciar intendere chissà quali poco chiare macchinazioni. Gli sponsor se ne vanno, il pubblico pure. I direttori non sanno che pesci prendere e danzano assieme alle poltrone dei politici. Il custode invece è sempre li, a ricordarci che il suo stipendio ci eviterà per sempre le mostre dei grandi protagonisti dell’arte contemporanea.