Once upon a time there was the establishment of Neapolitan culture, and now?
C’era una volta l’establishment della cultura partenopea, e ora?
Once upon a time there was the establishment of Neapolitan culture, a handful of enlightened rulers-managers capable of launching the Neapolitan style around the world. The Campania of Francesco Clemente, Mimmo Paladino, Nicola De Maria and the region of a thousand events, the Campania of Studio Morra and Gina Pane, Urs Luthi, Gunter Brus and Hermann Nitsch. There was the Campania of Lucio Amelio and The Campania and the Terremoto of Joseph Beuys. Yet, the Campania region of large galleries, museums and the sparkling of the seminal artists in recent times is undergoing a series of frontal assaults that threaten to ruin forever what has been done in many years of hard work. A fish stinks from the head down, our grandmothers used to say, and in fact the Campania’s cultural management seems to be more involved in the staging of Neapolitan melodrama rather than dealing with a serious cultural plan. MADRE museum lost its director Eduardo Cicelyn after endless arguments, CAM’s director threatens to set fire to museum’s works if not funded, PAN, Palazzo delle Arti Napoli is without a guide, dealers flee an young artists are frustrated because they can not find their way into the art system. Add to this the death of a great curatorial scene. It’s time to go back, to rediscover Neapolitan couture, to do so we just have to prune the dead branches and let the new grow.
C’era una volta l’establishment della cultura partenopea, una manciata di managers-sovrani illuminati capaci di lanciare il Neapolitan Style in tutto il mondo. La Campania di Francesco Clemente, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, la Campania dei mille eventi, la Campania dello Studio Morra e di Gina Pane, Urs Luthi, Hermann Nitsch e Gunter Brus. Come non ricordare inoltre la Campania di Lucio Amelio e del terremoto di Joseph Beuys. Di esempi come questi ce ne sarebbero a migliaia come migliaia sono le manifestazioni creative di una regione che ha fatto scuola nel mondo. Eppure, la Campania delle grandi gallerie, degli sfavillanti musei e dei seminali artisti sta subendo in questi ultimi tempi una serie di assalti frontali che rischiano di rovinare per sempre quanto fatto in molti anni di duro lavoro. Il pesce puzza dalla testa, solevano dire le nostre nonne, ed infatti il management della creatività sembra più impegnato nella messa in scena di sceneggiate napoletane più che occuparsi di una seria programmazione. Tra direttori di museo detronizzati che cercano di rientrare dalla finestra e direttori piromani che danno fuoco alla collezione c’è ben poco da stare allegri. A questo si unisce la caduta libera del PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, la fuga dei grandi galleristi e la frustrazione dei giovani artisti che non riescono a trovare una loro strada all’interno del sistema. A questo aggiungiamo la morte prematura di una scena curatoriale di gran classe, sparita dalle carte geografiche nell’indifferenza generale. Le premesse per risalire ci sarebbero tutte, ora bisogna solo potare i rami secchi e lasciar crescere i nuovi virgulti.