Residenza o non residenza? Questo è il dilemma!
Residenza o non residenza? Oggi c’è solo l’imbarazzo della scelta, visto che qualsiasi bicocca può organizzare il suo bel programma di residenze per artisti o per curatori. Ecco quindi che lo sperduto paesino del Belgio vi mette a disposizione uno studio e l’amena cittadina del Delaware non aspetta altro che la vostra presenza per far partire un ricco programma di arte ed agricoltura biologica. Già, non è uno scherzo, esiste anche questo, un bel programma di residenze bio che può finalmente riconciliarvi con le vostre braccia rubate all’agricoltura. Il fenomeno delle residenze è ormai simile a quello del progetto Erasmus, basta passare un bel periodo fuori casa a spese proprie e fare una mostra che nessuno vedrà, con la speranza di tornare in patria vincitori. Un bel clichè modernista che ha segnato il suo tempo da un bel pezzo. A cosa servono le residenze in questo periodo storico? A molto e a niente, verrebbe da dire. Servono se sono completamente finanziate dall’istituzione che le promuove, se riescono ad incidere nella ricerca creativa di chi le sceglie e se realmente creano un supporto ed una promozione alla giovane arte. Le residenze inoltre potrebbero rappresentare un bel pretesto per fare le giuste conoscenze ed inserirsi in un mercato diverso da quello di origine. Ma queste esperienze Servono a poco se riescono solamente a dilapidare i soldini di papà, se rappresentano un’inutile esperienza da pompare e rifilare ad amici e colleghi, se si trasformano nell’ennesima riga nel curriculum e se non oggettivate allo sviluppo di un progetto specifico. Oramai si fa presto ad andare in vacanza e rifilare a tutti la scusa della residenza ma ricordate che chi trova realmente fortuna all’estero, difficilmente torna a far la comparsa in Italia.