Ancora un caso di censura in Cina, a farne le spese è Zhao Zhao
Le vicende di Ai Weiwei contro il governo cinese hanno tenuto banco per buona parte dello scorso anno ed ancora continuano a destare interesse in tutto il mondo. C’è però chi è meno famoso del grande artista e continua comunque a subire gravi pressioni da parte delle istituzioni del suo paese. Stiamo parlando di Zhao Zhao, artista poco più che trentenne ed ex assistente di Weiwei. Zhao avrebbe dovuto esporre alcune sue opere a New York con il dealer Christophe Mao da Chambers Fine Art, dove ha già esposto in precedenza. L’artista ha quindi dato il via alle pratiche per la spedizione delle opere ma la dogana ha risposto con una confisca di un’opera raffigurante una statua monumentale di un agente di polizia deliberatamente fatta a pezzi. I numeri sulla divisa dell’agente di polizia sono in realtà la data dell’arresto di Ai Weiwei. Il governo ha inoltre inflitto una severa sanzione all’artista (circa 48.000 dollari) ma pur pagandola quest’ultimo non avrà indietro la sua opera. Insomma, in Cina l’arte contemporanea è ancora una volta vittima di un clima dittatoriale e repressivo, degno del più cieco dei regimi. Si parla tanto di Russia e di Pussy Riot ma spostandoci più ad est le cose non sembrano migliorare poi tanto.