L’Italia è la patria dei concorsi d’arte, ma voi avete mai conosciuto un vincitore che è poi divenuto celebre?…
Ma i premi e premietti d’arte servono veramente a qualcosa? Dipende. Il premio o concorso d’arte contemporanea è generalmente un bel business per l’organizzatore. Gli artisti partecipanti infatti sono chiamati a versare una quota (più o meno ingente) che non solo copre le spese di organizzazione, i cataloghi, i materiali e cosi via, bensì rappresenta una buona fonte di ricavi. A fronte di ciò, anche l’artista dovrebbe guadagnarci qualcosa, vale a dire un premio finale e la possibilità di partecipare ad una grande mostra che potrebbe tramutarsi in una proficua vetrina per la futura carriera. Purtroppo però, nella maggior parte dei casi, il pubblico di questi concorsi è costituito dagli artisti stessi e dai loro parenti ed amici. Inoltre, i galleristi e gli altri addetti del settore sembrano infischiarsene altamente dell’ennesimo talento vincitore del concorso tal dei tali. Oltre ai premi con partecipazione a pagamento, esistono poi quelli organizzati dalle varie fondazioni. Anche qui però la musica non cambia, poco pubblico e vincitori quasi sempre decisi a tavolino. Eppure il povero artista che partecipa al premio è ancora convinto di avere una buona opportunità di “farsi conoscere”. Peccato che di tutti i vincitori dei premi italiani dedicati all’arte contemporanea degli ultimi dieci anni, sono in pochi gli artisti ad essere realmente “emersi”. I premi però ci sono ancora, si mantengono in piedi grazie alla speranza di migliaia di artisti che sognano un posto alla Biennale. I premi, come se l’arte fosse una gara a chi corre più veloce senza mai arrivare. I premi, come se una giuria di esperti potesse realmente decidere le sorti dell’arte italiana. Magari fosse così, le cose sarebbero senz’altro più semplici, vincere una competizione aprirebbe le porte della scena internazionale, come alle Olimpiadi. Peccato che l’arte non è un’Olimpiade.