Guy-Ernest Debord (Parigi, 28 dicembre 1931 – Bellevue-la-Montagne, 30 novembre 1994) è stato uno scrittore, regista e filosofo francese, tra i fondatori dell’Internazionale Lettrista e dell’Internazionale Situazionista. Il pensiero di Debord sviluppa essenzialmente i concetti di alienazione e reificazione, già centrali nelle riflessioni di Karl Marx, ma reinterpretati alla luce delle trasformazioni della società europea nel secondo dopoguerra. Lo sviluppo dell’economia nell’età contemporanea, con l’emergere dei nuovi fenomeni sociali del consumismo e della centralità dei mass media, avrebbe segnato infatti una nuova fase nella storia dell’oppressione della società capitalista…
« La prima fase del dominio dell’economia sulla vita sociale aveva determinato nella definizione di ogni realizzazione umana un’evidente degradazione dell’essere in avere. La fase presente dell’occupazione totale della vita sociale da parte dei risultati accumulati dell’economia conduce a uno slittamento generalizzato dell’avere nell’apparire, da cui ogni “avere” effettivo deve trarre il suo prestigio immediato e la sua funzione ultima»
Ciò che aliena l’uomo, ciò che lo allontana dal libero sviluppo delle sue facoltà naturali non è più, come accadeva ai tempi di Marx, l’oppressione diretta del padrone ed il feticismo delle merci, bensì è lo spettacolo, che Debord identifica come
« un rapporto sociale fra individui mediato dalle immagini»
Una forma di assoggettamento psicologico totale, in cui ogni singolo individuo è isolato dagli altri ed assiste nella più totale passività allo svilupparsi di
« un discorso ininterrotto che l’ordine presente tiene su se stesso, il suo monologo elogiativo»
Lo spettacolo, di cui i mass media sono solo una delle molte espressioni, è parte fondante della società contemporanea, ed il responsabile della perdita da parte del singolo di ogni tipo di individualità, personalità, creatività umane: la passività e la contemplazione sono ciò che caratterizza l’attuale condizione umana. Ciò che rende lo spettacolo ingannevole e negativo è il fatto che esso rappresenta il dominio di una parte della società, l’economia, su ogni altro aspetto della società stessa; la mercificazione di ogni aspetto della vita quotidiana rompe quell’unità che caratterizza la condizione umana propriamente detta
« Più egli contempla, meno vive; più accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del bisogno, meno comprende la sua propria esistenza e il suo proprio desiderio»
Proprio in risposta alla frammentazione ed alla passività della società dello spettacolo, il programma dell’Internazionale Situazionista si propone di rivendicare l’autonomia dell’esperienza individuale attraverso la creazione di situazioni, momenti di aggregazione ed esperienza artistica e culturale grazie ai quali l’individuo possa ritrovare la sua condizione di soggetto attivo nella realtà. In questo senso l’approccio situazionista all’arte si richiama fortemente alle avanguardie del primo Novecento, in particolare al Dadaismo e al Surrealismo, nel loro provocatorio rifiuto dell’arte tradizionale.