Non riproduco la vita, faccio una dichiarazione sui valori umani. La mia opera si occupa di persone che conducono un’esistenza di calma disperazione. Mostro il vuoto, la fatica, l’invecchiamento, la frustrazione. Queste persone non sanno reggere la competitività. Sono degli esclusi, degli esseri psicologicamente handicappati.” La gente è il soggetto principale di Duane Hanson. Le persone che riproduce nelle sue sculture costituiscono lo strumento attraverso cui comunicare il suo messaggio. Non sono individui specifici. Non sono personaggi speciali, quasi non si fanno notare, perché provengono dalle masse. Nel corso della sua vita Duane Hanson ha notato queste persone e il suo occhio allenato le ha spesso individuate ai margini della folla: ai margini, perché neppure le masse lasciavano loro uno spazio al centro, mentalmente o fisicamente. Per oltre trent’anni, questi perdenti nella vita, questi eroi della vita quotidiana hanno determinato l’attività artistica di Duane Hanson. L’artista ci ha lasciato un totale di 114 “sculture di vita”, alcune delle quali in numerose varianti e molte così realistiche che chiunque conosca la storia di Pigmalione narrata da Ovidio tenterebbe di infondervi la vita. Molti spettatori sono sconcertati da ciò che vedono e provano un misto di profonda emozione e ammirazione.
Duane Hanson
di 8 Ottobre 20121
JlZAlN0 9 Ottobre 2012 il 23:26
“calma disperazione” è proprio la sensazione che provai quando visitai la grande retrospettiva a Milano. Hanson è un vero precursore del genere. Altri scultori iperrealisti, quali Ron Mueck, lo hanno superato tecnicamente, ma non raggiungono la sua ieraticità.