Mentre rombano i motori di Artissima e la stampa di settore nostrana tenta di fare quadrato attorno alla manifestazione per risollevare un sistema che è oramai caduto in pezzi, all’estero non credono più alle nostre pacche sulle spalle e ai nostri “va tutto alla grande”, semmai ci hanno mai creduto. Proprio questa settimana un articolo di Lindsay L. Benedict comparso su Hyperallergic ed intitolato Precarious Torino (Torino precaria) compie un breve punto sulla reale situazione del nostro artesistema, ma leggiamo cosa ha scritto l’artista/giornalista:
“Sto vivendo un piccolo gruppo di artisti italiani di Torino. L’Italia in questo momento è completamente ridotta a pezzi. I giovani e talentuosi artisti locali sono senza lavoro e sono qui a Torino in cerca di nuove speranze”. Già, Torino ed Artissima sono le nostre ultime speranze, assai poco per una nazione che in un passato ormai remoto ci ha regalato notevoli soddisfazioni. Quindi i nostri poveri giovani artisti sono costretti a trasferirsi a Torino per tentar di acciuffare l’Europa che ci ha da tempo dimenticati e ci spazza via sotto al tappeto come polvere da nascondere. Eppure tutto questo dovrebbe essere evitato, il sostegno alla giovane arte dovrebbe essere una pratica da svolgere sul territorio. Ma i nostri vertici sono ottusi, i nostri grandi manager preferiscono guardare il dito piuttosto che la luna ed allora forse sarebbe meglio varcare definitivamente il confine ed abbandonare la nave. Tanto i nostri capitani coraggiosi lo hanno fatto prima di noi.