Artissima si è conclusa lasciando dietro di sé le solite gioie ed i soliti malcontenti. C’è chi dice che il livello delle gallerie e delle opere in mostra è stato incredibilmente alto, c’è invece chi è pronto ad affermare il contrario. C’è chi dice che il volume delle vendite è stato più che soddisfacente e chi invece si lamenta per non aver raggiunto nemmeno i fatidici “nuovi contatti”. Una certezza però l’abbiamo: l’ondata di New Industrial Minimalism che da tempo tentiamo di arginare in tutte le maniere sulle pagine del nostro blog, ha cominciato a stancare anche gli addetti ai lavori.
Ebbene si cari amici, in questi ultimi giorni molti stimati critici e galleristi hanno iniziato ad insorgere contro quelle che noi chiamiamo le classiche “lamiere gettate in terra”. Ecco, di opere di questo genere ad Artissima se ne son viste parecchie ed oramai quando le incontriamo non pensiamo più a chissà quali filosofiche divagazioni ed alti concettualismi bensì coltiviamo in seno una risata che siamo pronti a liberare nel buio delle nostre case.
In realtà è questo il momento di non nascondersi, di ridere in faccia a queste opere-burla, a queste pessime imitazioni dal peggior Duchamp. Il pubblico è fuggito grazie a queste opere, i collezionisti se la sono dati a gambe grazie a queste opere. Non siamo qui a dirvi di tornare alla bella scultura ed alla bella pittura, ma di tornare ai contenuti, alla drammaticità ed al vero concetto. La crisi non è solamente economica ma soprattutto una crisi di idee.