I finalisti del V Premio VAF al CIAC di Genazzano

di Redazione 14

 

A sud di Roma, tra i Monti Prenestini, è collocata la splendida cittadina di Genazzano, sede del CIAC, Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea, situato all’interno dello storico Castello Colonna.   Il 29 settembre sole e aria frizzantina hanno fatto da sfondo all’inaugurazione della stagione invernale del medesimo sito attraverso la premiazione del vincitore del V Premio Artistico della Fondazione VAF, promosso da quest’ultima dal 2003 con cadenza biennale. L’attuale edizione, dopo essere stata già ospitata presso la Stadtgalerie di Kiel e nel Museum Biedermann di Donaueschingen, arriva in Italia sostando unicamente presso il CIAC. Mission del premio è offrire una panoramica completa ed approfondita della giovane arte italiana con opere realizzate attraverso molteplici modalità operative: dall’installazione al video, dalla pittura alla scultura, dalla perfomance alla fotografia e all’arte multimediale.

In gara, sedici finalisti selezionati da una giuria composta dal comitato scientifico e direttivo della fondazione, che ha decretato Giulia Caira vincitore dell’ambito premio in denaro di €10.000 e dell’acquisizione della sua opera nella collezione permanente della Fondazione VAF. 

Alla premiazione sono intervenuti il presidente della Fondazione VAF Klaus Wolbert, il fondatore Volker W. Feierabend, Silvia Hoeller, della Galleria Kunstbrücke di Innsbruck, Norbert Nobis, ex-conservatore dello Sprengel Museum di Hannover, Peter Weiermair, il direttore del CIAC Claudio Libero Pisano e il sindaco di Genazzano Fabio Ascenzi.

In tale occasione è stata presentata anche la Sezione del Museo Relazionale che il CIAC sta creando in collaborazione con Aldo Innocenzi del collettivo artistico Stalker ed il progetto PIL (Prodotto Interno Locale), iniziato la scorsa estate con il progetto Pommidoro, in cui  la cittadinanza è stata coinvolta nella creazione di bottiglie di passata di pomodoro, la cui vendita contribuirà a creare un fondo per l’acquisto, da parte della cittadinanza di Genazzano, di un’opera da destinare ad uno spazio pubblico del paese. I prossimi prodotti saranno il vino e l’olio, fatti con l’uva e le olive dei produttori locali.

Addentrandoci all’interno delle mura del Castello c’imbattiamo nella Colata Room, spazio espositivo posto nel cortile e destinato ai giovani artisti, dove è presente l’installazione di Davide Monaldi ‘Io sono qui’. Bambini, modellati in ceramica e decorati attraverso varie modalità pittoriche, osservano lo spettatore che scruta l’interno della saletta generando in lui un senso di spaesamento fino a rendendolo partecipe della loro difficoltà di crescere e della paura di affrontare l’età adulta. Mentre, Graziano Russo con Bunker visit inaugura un nuovo ambiente del castello, le vecchie cucine, trasformandolo in uno spazio espositivo attraverso un’installazione che coinvolge direttamente il pubblico. Graziano ha rielaborato immagini di bunker improvvisati, dove per anni hanno vissuto personaggi noti della malavita calabrese prima di essere individuati ed arrestati. Scopo dell’opera è affermare che il male non è mai troppo lontano da noi stessi, che illegalità impunita è sempre supportata dalla complicità culturale, da costumi ed abitudini che rendono ammissibile ciò che in realtà non lo è.

Al primo piano del CIAC troviamo le opere selezionate per il Premio VAF. Ad aprire il vernissage è stata la performance di Rosy Rox consumatasi all’interno di un’angusta stanza buia, accessibile a un solo utente per volta, preventivamente munito di una chiave. Una scalinata dagli alti gradini lo conduce di fronte ad un cerchio luminoso che rivela il corpo nudo ed indifeso dell’artista, costretto all’immobilità da pesanti catene chiuse con un possente lucchetto. Il fruitore intenerito cerca di aprire la serratura, senza riuscirci.. Probabilmente nessuna delle chiavi concesse dischiuderà il catenaccio. Completa tale performance la sala contenente gli strumenti di tortura e le fotografie che documentano il suo metaforico martirio, memore dell’iconografia di Santa Caterina da Siena e del suo supplizio. Nelle stanze adiacenti sono presenti le sculture di Aaron Demetz rappresentanti statici corpi umani bloccati nel caldo legno e svuotati di ogni sentimento. Il pubblico coglie in esse una metamorfosi, una mutazione che si sta attuando sia a livello simbolico (come cambiamento inteso come sinonimo di forza e di umiltà) che fisico.

Nel grande salone sono riuniti i lavori di altri quattro creativi. Le ironiche sculture di Vincenzo Rulli ci invitano a riflettere sui concetti di identità e potere e sulla figura dell’imperatore, tradizionalmente visto come uomo eccezionale al di sopra delle normali consuetudini. Vincenzo scardina questa visione classica mettendola in discussione con opere come ‘Senza Tito’, dove il braccio proteso in un saluto romano sostiene il movimento perpetuo di uno yo-yo, cadenzando la definizione dell’io come incessante ri-affermazione del sé. Mentre, l’opera pittorica di Veronica Botticelli si caratterizza per l’uso di campiture a tinte piatte, semplice rappresentazione del suo spazio mentale in cui s’intrecciano ricordi, musica, colori e tracce del mondo reale. Al centro della sala è steso il tappeto-autostrada di Marzia Migliora su cui è incisa la frase di Pantani ‘vado così forte in salita da abbreviare la mia agonia’. Un interessante e profonda riflessione sulle alte prestazioni sportive che il pubblico si aspettava dal fuori classe ma anche sulle questioni psicologiche ed esistenziali del ciclista stesso. Appesa ad una parete troviamo la candida e luminosa immagine floreale di Maria Grazia Pontormo, connubio tra mondo reale ed universo interiore, in pieno contrasto con l’opera su carta di Simone Pellegrini dove mondi indefiniti e figure avvinghiate ricordano il caratteristico linguaggio delle miniature medievali. Proseguendo accediamo in un’ampia sala al cui centro è collocato un tavolo ovale su cui sono adagiati una serie di monitor che invitano il fruitore a fermarsi, sedersi ed indossare le cuffie per osservare ed ascoltare i video della vincitrice Giulia Caira: ogni filmato presenta una situazione quotidiana dove il protagonista è in bilico tra i pensieri mentali personali e la quotidiana azione che sta svolgendo. La cosentina, naturalizzata torinese, ha iniziato la carriera artistica nel lontano 1994 attraverso il medium fotografico e l’esplorazione delle tematiche riguardanti il corpo, in una modalità quasi espressionista. Successivamente si è occupata anche di video traendo spunto dalla vita domestica e dal 2004 ha spostato la sua attenzione verso tematiche femminili effettuando una critica nei confronti della società patriarcale. In un ambiente attiguo la romana Luana Perilli espone le sue macchine celibi rappresentate attraverso le modalità espressive a lei più consone: il video, l’installazione ed il collage. Oggetti inanimati, resi privi della loro naturale destinazione d’uso, ma carichi di una vitalità proveniente dalle loro precedenti esperienze e, per questo, in grado di esprimere e trasmettere sentimenti, ricordi ed umori. Interessanti e divertenti risultano le storie surreali ideate da Moira Ricci. Video, fotografie ed immagini rielaborate ad hoc per dar vita a probabili uomini-mostri come la bambina-cinghiale o l’uomo-sasso o ancora lupi mannari…. Mariana Ferratto espone Nascondino, un installazione di 36 disegni su carta acetata, utilizzati per realizzare una videoinstallazione, ed eseguiti attraverso un tratto volutamente infantile che rinviano alla complessa relazione esistente tra l’uomo e la donna, attualmente fondata sulla complementarità, sulla dipendenza, sulla competizione e sulla sopraffazione. Seguono le fotografie di Luigi Gariglio, inerenti al ciclo Just Born, che ha fotografato le silenziose urla di neonati, mentre le immagini pittoriche di Massimiliano Zaffino nascono come tagli fotografici trasposti in pittura per raffigurare sprazzi di vita quotidiana caratterizzati da colori vivaci e da una luce d’origine pittorica. Ricordi personali e memorie collettive sono alla base della ricerca di Michele Manfellotto che propone due video che invitano ad una riflessione maggiormente consapevole della realtà che ci circonda. Mentre il primo consiste nella visione di un’immagine fissa su una donna-icona di un videogioco degli anni ’90, l’altro si caratterizza per un continuo disturbo che intralcia la sua genuina osservazione.    

Fenomeni naturali, fisici, biologici e scientifici sono i soggetti dell’indagine di Donato Piccolo che esibisce Colonna Sonora all’interno di una piccola sala affrescata. Protagonista dell’opera è il vapore orizzontale generato all’interno di una teca illuminata che contemporaneamente acquista e perde consistenza perché sorretto da due forze invisibili. E’ impossibile scoprire ad occhio nudo a quale forza naturale obbedisca lasciando il fruitore estasiato ed incredulo di ciò che ha appena visto. Dulcis in fundo arriviamo alle quattro installazioni sul tema della ‘Lapide’, realizzate tra il 2010 ed il 2012, di Francesco Arena, dove le iniziali dei nomi in italiano degli oggetti poggiati su ogni lapide-mensola formano parole riferite a specifici stati d’animo in altre lingue.

Un’esposizione ampia, ma non esaustiva, sulla creatività italiana che conferma la presenza di eccellenti menti sfornate dal nostro paese che, purtroppo, sempre più spesso lasciano la madrepatria per le migliori opportunità offerte all’estero.

 

‘V Premio Artistico Fondazione VAF’

dal 29 Settembre al 18 Novembre 2012

CIAC – Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea

piazza San Nicola, 4 – 00030 –  Castello Colonna – Genazzano (RM)

info: http://www.ciacmuseum.com/ –  [email protected]

 

 

 

 

Commenti (14)

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